Dopo lo stop al Senato sui Monti bond, è Standard & Poor's a lanciare un sasso nei vetri del Monte Paschi: l'agenzia Usa ha declassato i titoli del gruppo senese portandoli a «junk», spazzatura. Secondo la società di rating un recupero di redditività e un miglioramento patrimoniale e nel funding dell'istituto senese sono improbabili, data la sua posizione finanziaria. Non solo, la crisi e l'operatività sul mercato italiano renderanno difficile attuare il piano strategico pensato dall'ad Fabrizio Viola per trarre Mps fuori dalle secche. Così il rating a lungo termine della banca è stato tagliato da «BBB-» a «BB+», con outlook negativo. Quello a breve termine passa da «A-3» a «B», mentre il profilo di credito stand alone scende da «bb+» a «b+». Sul fronte legislativo, intanto, non ci sono spiragli: dopo la bocciatura in Commissione bilancio alle modifiche sui cosiddetti Monti bond (le speciali obbligazioni del Tesoro cui è ricorso Mps per rafforzare il patrimonio), l'esecutivo non ha tentato alcuna nuova modifica. Il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, si è mostrato comunque fiducioso di «arrivare a una conclusione positiva». Le modifiche respinte prevedevano per le obbligazioni del Tesoro il rimborso anche tramite emissione di altri bond, lo spostamento del termine per l'emissione al 31 gennaio, e l'emissione di azioni a prezzo di mercato in caso di perdita di esercizio. Per gli analisti di Equita l'ipotesi sarebbe positiva, visto che si tradurrebbe nella possibilità di guadagnare tempo nel rimborso dei Monti bond. Mediobanca pensa invece che lo stop sia dipeso solo da cause tecniche.
Mps ha intanto proposto ai sindacati un accordo quadro sul nuovo piano industriale con l'esternalizzazione di 1.110 lavoratori. É spaccatura tra Fisac-Cgil, contraria a una trattativa, e Fabi, Fiba-Cisl, Ugl e Uilca, pronte ad «aprire una fase di serrato confronto».
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