Consob ha appena preso carta e penna per «strigliare» le 14 banche italiane sottoposte agli esami patrimoniali europei, ma la preoccupazione nella Siena del Monte Paschi (indiziato tra i gruppi a corto di capitale) sembra sfiorare la nevrosi. «Speriamo non ci sia all'orizzonte un nuovo aumento di capitale, la banca ne ha appena fatto uno», si è lasciato scappare ieri a mezza bocca Marcello Clarich. Visto che il verdetto della Bce non sarà noto prima del 17 ottobre, il presidente della Fondazione Mps esprime probabilmente paura rispetto a un'operazione che cancellerebbe del tutto Palazzo Sansedoni dal libro soci della banca: la Fondazione, dopo le vendite forzate per coprire i debiti e la maxi-ricapitalizzazione da 5 miliardi di giugno, ha il 2,5%. Le sale operative, però, non sono andate per il sottile, perché la Fondazione Mps, grazie al patto di sindacato sul 9% stretto con gli alleati sudamericani di Fintech e Btg, rimane la voce principale dell'azionariato del Monte.
In Borsa, Rocca Salimbeni ha così ceduto il 2,4% contro il -1,3% dell'Ftse Mib, distruggendo 110 milioni di capitalizzazione sotto gli occhi dell'ad Fabrizio Viola e del presidente Alessandro Profumo. I banchieri che, dopo aver salvato l'istituto dalla nazionalizzazione, ne hanno avviato il rilancio dalla nuova realtà digitale Widiba. Peraltro Clarich, voluto in Fondazione dal sindaco di Siena, Bruno Valentini, non è nuovo alle intemerate: qualche settimana fa ha prima dato quasi per fatto l'ingresso dei francesi di Axa nel patto di sindacato del Monte e poi si è rimangiato l'operazione. Ieri le minoranze del consiglio comunale ne hanno chiesto le dimissioni. Mentre l'8-9 ottobre si riunirà il board di Mps per cooptare gli emissari di Fintech e Btg come previsto dagli accordi.
Di certo su Mps pesa il miliardo di Monti Bond che ha ancora in pancia (e i relativi interessi). E, stando ai conti di Mediobanca Securities, Siena dovrà racimolare altri 100 milioni per allinearsi all'impatto degli stress test , cioè alla parte più dura dell'esame europeo. In sostanza, Mps supererebbe l'iniziale revisione degli attivi (la cosiddetta «Aqr») ma non l'applicazione dello scenario di recessione inventato dall'Eba, cioè gli stress test in senso stretto. I 128 istituti analizzati dalla Bce devono avere una solidità patrimoniale minima, come Cet1, dell'8% nello scenario tranquillo e il 5,5% in quello di crisi. La fuga in avanti di Clarich diventa ancora più evidente se si paragona all'aplomb con cui Giovanni Bazoli ha invece ulteriormente «lucidato» l'immagine della sua Intesa Sanpaolo, già accreditata dagli analisti di Mediobanca di un forte eccesso di liquidità. «C'è la consapevolezza da parte nostra che possiamo superare bene gli stress test . Riteniamo che rientreremo tra le banche più solide in Europa», ha sottolineato Bazoli, per poi lanciare un ulteriore segnale sull'attesa riforma della governace: «La scelta è tra il duale rettificato e la rinuncia allo stesso», ha osservato il banchiere, aggiungendo come l'attuale assetto sia «perfettibile».
Ora resta da capire se l'ad di Ca' de Sass, Carlo Messina, impiegherà il denaro in surplus per arrotondare ulteriormente il dividendo rispetto ai 500 milioni accantonati a giugno(e quindi dare più fiato ai bilanci delle fondazioni azioniste) o se, invece, farà acquisizioni. In questo caso il mercato attende l'eventuale risposta di Intesa al nuovo big dei fondi che Unicredit ha creato intorno a Pioneer con il Santander. Oppure una mossa nel private banking .- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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