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Monte a picco in Borsa. L'uscita del Tesoro preoccupa Piazza Affari

Titolo a -3,7% sull'ipotesi di una cessione "disordinata" del 64,2% di Via XX Settembre

Monte a picco in Borsa. L'uscita del Tesoro preoccupa Piazza Affari

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Il pressing per la privatizzazione di Mps da parte di Forza Italia e di altri esponenti della maggioranza ha spaventato Piazza Affari. Il Monte è stato il peggior titolo del Ftse Mib (-3,67% a 2,44 euro) in quanto la mancanza di un acquirente bancario (l'ultimo a ribadire il proprio no è stato Banco Bpm) ha ravvivato i timori di una dismissione tout court da parte del ministero dell'Economia che ne detiene il 64,2 per cento. Tutto questo nonostante il ministro Giancarlo Giorgetti domenica scorsa a Cernobbio abbia cercato di rassicurare gli investitori ribadendo che «non ci faremo dettare i tempi da nessuno» e che l'uscita sarà «ordinata» per massimizzare l'interesse pubblico.

«Riteniamo che il piazzamento di una quota significativa sul mercato senza l`individuazione di un partner strategico possa comportare un rischio overhang (eccesso di offerta; ndr)», cioè di consistenti ribassi legati all'afflusso in Borsa di grossi lotti di azioni, hanno scritto gli analisti di Equita, secondo cui trovare un partner «nel breve termine» sarebbe «complesso» a causa di una serie di «questioni rilevanti», come i 4 miliardi di euro di rischi legali o «l'incertezza regolatoria» sulla tassa sugli extraprofitti nonché la possibilità di una stretta sulle attività fiscali differite (Dta) che per Siena equivalgono a un tesoretto da 3 miliardi.

Mediobanca ha sottolineato come, vendendo il 13%, il ministero dell'Economia incasserebbe 400 milioni pur conservando, come «avrebbe senso» fare, il controllo del Monte allo scopo di «indirizzare i futuri sviluppi nell'M&A e massimizzare il premio di controllo». Tuttavia, argomenta Deutsche Bank, la cessione di quote in Borsa costerebbe al Tesoro «uno sconto significativo» e lo porterebbe a perdere «il controllo dell'assemblea straordinaria», senza peraltro trovarsi agevolato nell'uscita dal capitale, che le intese con la Ue avrebbero prorogato al 2024.

Le fibrillazioni in Borsa seguono le aperture alla privatizzazione, in un contesto di conti pubblici in deterioramento, arrivate a Cernobbio dai ministri Antonio Tajani e Adolfo Urso, ma subito stoppate dalla Lega. Parole che, si ragiona in Via XX Settembre, non cambiano il percorso di uscita concordato con la Ue, che, aveva già assicurato Giorgetti, avverrà «in maniera ordinata» e preservando «il valore e il ruolo di sostegno ai territori e alle imprese» di Mps, «senza - ha aggiunto domenica - farci dettare tempi da nessuno e tanto meno dalla fretta».

Concetti ribaditi ieri dal sottosegretario all'Economia, Federico Freni: «Usciremo da Monte dei Paschi di Siena, questo è certo, ma ne usciremo quando ci converrà farlo, non un minuto prima» guidati esclusivamente dalle «convenienze del nostro interesse e del mercato» e non «dalla fretta».

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