
Milano - È un vizietto antico, quello di Moody's, di considerare l'Italia una specie di balena spiaggiata. Scopertasi orfana del Professore, il solo ritenuto capace di traghettarci verso l'isola felix delle riforme, l'agenzia di rating Usa affila la fiocina e riparte alla caccia della Moby Dick tricolore. Già sforacchiato nel luglio scorso (retrocessione a Baa2), il nostro grado di meritoè finito di nuovo nel mirino a causa dell'incertezza creata dall'esito elettorale e per i rischi «che la spinta riformatrice conseguita con il governo Monti finisca per rallentare, o andare in stallo».
Moody's mantiene, come d'abitudine, un linguaggio secco ed essenziale nell'esprimere i suoi giudizi. Niente a che vedere, insomma, con la battuta da avanspettacolo pronunciata dal candidato cancelliere della Spd, Peer Steinbrueck («due clown hanno vinto le elezioni»). Ma sostenere che «la performance dei partiti euroscettici, il Pdl e il Movimento 5 stelle», aumenta il pericolo di «un'inversione dei progressi fatti» e «riduce la probabilità che nuove elezioni risolvano la situazione bloccata», equivale a dire che Silvio Berlusconi e Beppe Grillo assomigliano un po' a uno Schettino al quadrato. «Le elezioni - sottolinea inoltre Moody's - hanno implicazioni che vanno oltre l'Italia e, indirettamente, sono negative per il rating» di Paesi come Portogallo o Spagna, «con la possibilità che si riaccenda la crisi del debito».
Il timore di Moody's è però legato soprattutto a una rapida risalita degli spread, al punto da rendere ineludibile il soccorso della Bce. La richiesta di aiuto avrebbe un'immediata conseguenza: «Il rating sovrano del Paese potrebbe passare a livelli notevolmente più bassi». Preoccupazioni, al momento, non condivise dagli investitori. Il differenziale di rendimento tra Btp e Bund è sceso ieri a 336 punti dopo i 345 di martedì, e l'asta dei Btp ha superato l'esame a pieni voti, raccogliendo richieste per complessivi 10,6 miliardi (4 per il cinque anni, 6,6 per il decennale) pur in presenza di tassi in rialzo, ma comunque sotto il 5%. La Borsa ha infatti preso spunto dal buon esito del collocamento per mettere a segno un rimbalzo dell'1,77%. Dopo la tranvata dell'altroieri (-4,89%), un primo segnale di fiducia.
A differenza dei signori del rating, Mario Draghi si astiene invece da ogni commento politico. Sul tema delle riforme, il presidente della Bce batte però su un tasto preciso: «Non sono fatte per i mercati o per i tecnocrati», ma per aiutare le imprese, stanare gli evasori e per garantire servizi pubblici a vantaggio dei cittadini.
E se Eurolandia ha 19 milioni di disoccupati, «quasi quanto l'intera popolazione dell'Olanda», questa «è una tragedia» e «una sfida urgente» da vincere. Una missione non facile: la crisi ha «messo a rischio la tenuta del modello sociale europeo».