Economia

Mps, 10 giorni per completare l'aumento

Si chiude il 3 novembre, domani l'incontro con i sindacati sulle uscite

Mps, 10 giorni per completare l'aumento

È un percorso a ostacoli l'aumento di capitale da 2,5 miliardi di Mps che si andrà a concludere giovedì 3 novembre. Una bella fetta delle risorse che vengono chieste al mercato, nell'ordine dei 900 milioni di euro, visto che il Tesoro farà la sua parte (detiene il 64,2%) iniettando 1,6 miliardi, serviranno a coprire i costi dell'esodo anticipato dei lavoratori e l'importo potrebbe lievitare se verranno accolte le 4.125 domande arrivate, contro le 3.500 previste dal piano industriale. Proprio di fronte al massiccio numero di dipendenti pronti a uscire, i sindacati hanno richiesto e ottenuto, lunedì 24 ottobre, un incontro coi vertici della banca. C'è da capire se, a poco più di un mese dal termine fissato per accedere al Fondo di solidarietà, verranno accettate o no tutte le domande. E va valutato l'impatto che tanti esodi incentivati avranno sull'organizzazione del lavoro e delle funzioni di chi resta nelle filiali.

La partita da concludere per l'ad di Mps, Luigi Lovaglio, è comunque prima di tutto finanziaria. L'aumento, partito lunedì scorso, vedrà chiudersi martedì prossimo la negoziazione dei diritti che potranno essere sottoscritti entro lunedì 31 ottobre. Nei due giorni successivi è in programma l'asta dell'inoptato mentre il termine per l'esercizio dell'ammontare non sottoscritto fissato per il 3 novembre. A quella data si conosceranno i risultati finali dell'operazione. Per quanto la ricapitalizzazione sia garantita dalle banche, sono arrivati segnali poco incoraggianti dall'andamento in Borsa. In un periodo in generale sfavorevole per i mercati i diritti sono crollati e le azioni sono scese venerdì a 1,99 euro, livello che non rende conveniente sottoscrivere le azioni dell'aumento al prezzo di 2 euro.

Gli ultimi giorni saranno decisivi per capire cosa faranno gli investitori per un'operazione iperdiluitiva che azzera la presenza nel capitale degli azionisti che non vi partecipano. Un'incognita tra le altre è il contribuito che arriverà dal retail. Se i soci minori non faranno la loro parte le banche del consorzio di garanzia e Algebris si troveranno a dover sottoscrivere azioni fino a 400 milioni di euro e i subgaranti sino a 500 milioni.

Fra questi ultimi, Axa ha già assicurato che metterà sul piano 200 milioni se verrà meno la domanda da parte degli investitori, fondi o piccoli azionisti.

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