Per Mps aumento coperto al 93%

Inoptato a 175 milioni, da oggi l'asta. Giorgetti: "Lavoriamo a uscita ordinata"

Per Mps aumento coperto al 93%

Forse con qualche turbolenza, ma alla fine l'ad di Mps, Luigi Lovaglio, è riuscito a centrare il suo obiettivo e ora può mettersi al lavoro sul Piano. I 2,5 miliardi potrebbero anche non bastare, a fronte di uno scenario macro con molte sfide e oltre 4mila uscite da gestire, ma quanto meno Rocca Salimbeni ha posato i mattoni per la sua sopravvivenza. La fase uno dell'aumento di capitale di Mps si è chiusa con diritti esercitati al 74%, per un totale di 1,84 miliardi di euro (di cui 1,6 versati dal Mef): quindi una bassa partecipazione degli azionisti.

Ieri era l'ultimo giorno per esercitare i diritti, inizierà adesso una seconda fase di due giorni (1 e 2 novembre) in cui tutti i diritti non esercitati saranno messi all'asta. Bisogna poi tenere conto degli investitori terzi che si sono già formalmente impegnati a partecipare: lo faranno per un importo fino a 475 milioni di euro, a valere sulle azioni dai diritti non esercitate al termine dell'asta. Contando tutto, quindi, la quota di aumento di capitale già sottoscritta è al 93%, una buona percentuale che potrebbe ulteriormente salire se durante l'asta dovessero intervenire nuovi investitori. La quota residua, quindi, ammonta a non più di 175 milioni, che saranno eventualmente sottoscritti dal consorzio di garanzia composto dalle otto banche, che aveva già garantito l'operazione a fronte di una commissione da 125 milioni (su cui si sarebbe acceso un faro della Commissione europea).

A cose fatte, il ministero dell'Economia e delle Finanze, passato a Giancarlo Giorgetti, dovrà battere tutte le piste possibili per uscire dal capitale di Mps (ora ne possiede oltre il 64%): uscita che l'Unione europea si aspetta avvenga entro il 2024. Proprio Giorgetti, nel suo intervento alla Giornata Mondiale del Risparmio, ha ribadito che «L'attuale governo lavorerà per gestire, in maniera ordinata, la dismissione della quota azionaria detenuta dallo Stato nel rispetto degli impegni con la Commissione europea lasciando al mercato un soggetto bancario forte e capace di operare in un'economia diversificata e articolata anche geograficamente come quella italiana». E ieri, a proposito di Mps, è intervento anche l'ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina: «Credo che l'aumento di capitale di Mps sia un passaggio molto importante per la definitiva stabilizzazione del sistema bancario italiano», lo ha detto allo stesso evento a cui ha parlato Giorgetti. «Il Mef e il direttore generale del ministero Alessandro Rivera stanno facendo un ottimo lavoro», ha proseguito Messina sottolineando che «Mps come tutte le altre banche si avvantaggerà della salita dei tassi, che restituirà quello che è stato tolto dai bilanci bancari» negli scorsi anni di tassi zero.

Nel momento in cui si aprirà la ricerca del compratore, Intesa Sanpaolo, almeno per dimensioni, potrebbe essere un candidato papabile, assieme ad altri istituti italiani come Unicredit e Banco Bpm che per il momento restano molto abbottonate nelle dichiarazioni. Il cambio di governo, però, e l'aumento di capitale a buon fine potrebbero aprire a una fase nuova.

Nel frattempo, Lovaglio si può mettere al lavoro: il primo tassello sono le uscite, previste dal piano in 3.

500, ma con adesioni superiori alle 4mila. Dovrebbero essere accolte tutte, con il costo di un miliardo di euro. A quel punto, però, occorrerà trovare la quadra sull'organizzazione interna, che vedrebbe uscire un numero più importante di dipendenti.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica