«Convertitevi o sarà un inferno». Il mercato ha letto questo messaggio fra le righe dell'operazione varata nella notte di lunedì dal cda di Mps su 11 obbligazioni subordinate, del valore complessivo di 4,28 miliardi. Non saranno dunque coinvolti i bond senior, ma l'opzione della conversione verrà offerta anche ai piccoli risparmiatori tra clienti, dipendenti e pensionati del Monte (soprattutto a quelli che nel 2008 avevano sottoscritto allo sportello un bond da 2,16 miliardi servito all'istituto per finanziare l'acquisto di Antonveneta). Tecnicamente si tratta di un'offerta pubblica di acquisto che verrà lanciata dalla banca entro fine mese per ridurre l'importo finale dell'aumento di capitale da 5 miliardi, raccogliendo almeno 1,5 miliardi e facilitare la cessione di oltre 27 miliardi di sofferenze lorde. Tradotto: chi ha in portafoglio questi bond può «volontariamente» convertirli in azioni. Per i titoli Tier2 il prezzo di offerta è al 100% del valore nominale, mentre per i Tier1 è all'85 per cento. A seconda dell'emissione, il prezzo di offerta implica un premio del 25-35% sull'ultimo prezzo. L'offerta potrebbe inoltre essere estesa anche ai bond «Fresh« (1 miliardo di nominale), tecnicamente non emessi direttamente dalla banca senese.
È prevedibile che i bond holder decidano di convertire almeno una parte dei titoli, perché già esposti al rischio Mps. Se non lo faranno - avverte la banca - l'aumento non avrà successo e quindi rischiano di perdere il loro credito in caso di bail in del Monte. Se li convertono tutti il rischio aumenterà rispetto a quello che corrono adesso come creditori (e avvantaggeranno chi non convertirà i bond). Quindi potrebbe essere conveniente mediare il rischio scambiando solo parte delle subordinate, sostengono gli esperti. L'offerta alletta gli investitori istituzionali che hanno comprato sul mercato secondario e che potrebbero vedersi riconosciuto un prezzo di gran lunga superiore a quello di sottoscrizione. Per quanto riguarda gli investitori retail, invece, il rischio è duplice: se aderiranno si assumeranno quello di diventare azionisti della banca, se non lo faranno potrebbero «concorrere» alla mancata ricapitalizzazione di Mps e quindi al successivo bail in con conversione obbligatoria dei bond.
Secondo alcuni analisti, i premi concessi nel piano di conversione sono interessanti perché il gruppo guidato da Marco Morelli punta a un'adesione sostenuta che faccia da buon viatico all'aumento di capitale che sarà avviato il 6 dicembre, quindi due giorni dopo il verdetto del referendum costituzionale. Nel comunicato di Mps l'operazione viene presentata come l'unica via verso la salvezza elencando tutte le conseguenze di un eventuale flop: se la conversione non avesse un «esito soddisfacente» le banche del consorzio potrebbero sottrarsi all'impegno di garantire l'eventuale inoptato dell'aumento di capitale che dovrà essere approvato nell'assemblea del 24 novembre per mettere in sicurezza l'istituto, «fino a compromettere la sussistenza dei presupposti per la continuità aziendale» dell'istituto stesso», si legge nota.
E dunque portare all'intervento delle autorità competenti e delle loro «azioni straordinarie» tra cui gli strumenti di risoluzione introdotti in Italia. Se salta un tassello, salta tutto. Compreso il Monte. Un «film» che ha spaventato la Borsa dove il titolo Mps ha chiuso la seduta di ieri lasciando sul terreno il 10% a quota 0,25 euro.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.