La Fondazione Mps completa i ranghi prima di affrontare la battaglia decisiva per la sua sopravvivenza. Nell'ultimo giorno dell'anno la deputazione amministratrice, presieduta da Antonella Mansi, ha nominato Enrico Granata direttore generale al posto di Claudio Pieri, che si era dimesso a fine ottobre. Avvocato, romano, con una lunga esperienza nel mondo bancario, Granata affiancherà Mansi nel tentativo di mettere in sicurezza i conti, trovando un acquirente l'intera quota (33,4%) o una sua parte che la Fondazione detiene nel Monte Paschi: l'obiettivo è recuperare i 340 milioni che l'ente deve restituire alle banche creditrici. Ancora aperte le trattative con le altre Fondazioni «amiche», a partire dalla Cariplo di Giuseppe Guzzetti. Una lotta contro il tempo visto che, pur con il rinvio imposto dalla Fondazione Mps, l'aumento da 3 miliardi del Monte dovrà essere varato entro fine maggio. Granata è stato fino a settembre professore di diritto bancario alla facoltà di Economia dell'Università Roma 3 e segretario della Febaf (la Federazione delle banche, delle assicurazioni e della finanza). Dal 1994 al 2011 è stato direttore centrale dell'Abi e tra il 1992 e il 1993 è stato consigliere dei ministri Carli e Barucci.
Oggi la parola torna a Piazza Affari e gli occhi sono puntati sulle decisioni del presidente Mps Alessandro Profumo e dell'ad Fabrizio Viola, per capire se intendano ancora dimettersi. La decisione sarà presa nel cda del 9 gennaio. Ma anche il ministero dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, starebbe aumentando il pressing per una ricucitura. Mps deve infatti riorganizzare il consorzio di garanzia, affrontare gli stress test, l'asset quality review della Bce e restituire al Tesoro 4 miliardi di aiuti di stato.
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