Comincia a diventare più chiaro il prezzo del salvataggio del Monte dei Paschi a carico dei risparmiatori che avevano scommesso sulle obbligazioni di Rocca Salimbeni. La banca ha diffuso i dettagli dell'offerta di scambio rivolta a chi aveva sottoscritto il bond subordinato Upper tier 2 da 2,16 miliardi emesso nel 2008: il corrispettivo sarà calcolato facendo riferimento al prezzo pagato dagli investitori retail per acquistare l'obbligazione che è stata convertita in azioni nell'ambito del cosiddetto «burden sharing».
Da Rocca Salimbeni viene precisato che Mps e il ministero dell'Economia «non possono incrementare» il valore massimo dell'offerta di scambio «altrimenti violerebbero il budget degli aiuti di Stato approvato dalla Commissione Europea». Il Monte metterà dunque a disposizione 1,536 miliardi di bond senior per indennizzare gli obbligazionisti subordinati, cifra che potrebbe non essere sufficiente a sostituire tutte le azioni con obbligazioni sicure.
Secondo l'associazione dei consumatori, Aduc, l'offerta di Mps per scambiare con bond senior le azioni derivanti dalla conversione dei subordinati è «assai conveniente» se «si possedevano importi non elevati del titolo obbligazionario, mentre chi possedeva grosse cifre farà bene a valutare il rischio prima di decidere». Le stime del prezzo dell'azione Mps al ritorno sul mercato vedono una quotazione dimezzata rispetto al valore di 8,65 euro (6,49 euro invece quelle riservate al Mef) attribuito nella trasformazione in azioni. Ma considerato il tetto all'offerta, sottolinea l'associazione, in caso di adesione integrale gli aderenti manterrebbero in portafoglio circa il 25% delle azioni, senza potersi rivalere sulla banca», anche se questa percentuale dovrebbe risultare inferiore visto che «non tutti i possessori di titoli posseggono i requisiti e non tutti riceveranno il corrispettivo massimo».
Di certo, le azioni sono acquistate dal Tesoro che, in caso di massima adesione all'offerta, salirà al 67,76% dal 52,18% del capitale della banca, che dovrebbe tornare sul listino milanese il 23 ottobre dopo quasi un anno di stop. Il verdetto della Borsa sul valore del «Monte di Stato» è solo il primo giudizio importante che arriva alla complicata ricapitalizzazione precauzionale che ha evitato a Mps il bail in. La prossima sfida si giocherà sul fronte della governance con il rinnovo del consiglio di amministrazione una volta che sarà definito l'assetto azionario che al momento vede con quote sopra il 3% della banca, oltre al Mef, lo stesso Mps che ha il 3,18 di azioni proprie e Generali con il 4,3%. La compagnia triestina farà sentire il suo peso e, come rivelato dal Giornale lo scorso 2 settembre, potrebbe chiedere il cambio dell'amministratore delegato. Non per sfiducia nei confronti di Morelli, ma invocando un cambio di regìa radicale come segnale al mercato magari in occasione dell'approvazione del bilancio a primavera 2018 per non creare scossoni al titolo.
Il controllo di Rocca Salimbeni, inoltre, non resterà in mani pubbliche per sempre: lo Stato si è dato un tempo massimo di 5 anni ma i soci privati - il Leone in primis - hanno tutto l'interesse affinchè l'uscita avvenga il prima possibile.
Quale futuro attende il Monte dei Paschi? Di certo Siena non potrà ballare a lungo da sola, la
Bce invoca da mesi un nuovo round nel consolidamento bancario in Italia. Bisognerà vedere se il nuovo compagno di viaggio sarà italiano o straniero. E anche se gli verrà chiesto di mettere nuovamente mano al portafoglio.
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