Economia

Mps stringe sull'aumento: via a fine ottobre. Le urne non spaventano, ma è sfida inoptato

Le banche del consorzio di garanzia vogliono l'ok dei grandi investitori

Mps stringe sull'aumento: via a fine ottobre. Le urne non spaventano, ma è sfida inoptato

Malgrado l'appuntamento elettorale e il difficile quadro macroeconomico internazionale, Monte Paschi punta a chiudere la ricapitalizzazione da 2,5 miliardi entro la metà di novembre. «Ove le condizioni dei mercato lo consentano» Mps, di cui il Tesoro è primo azionista con il 64%, «ritiene» che la ricapitalizzazione «possa completarsi tra fine ottobre e inizio novembre», si legge nella relazione all'assemblea dei soci del 15 settembre. Con l'ad Luigi Lovaglio che ai primi di settembre riprenderà gli incontri con gli investitori per convincerli della bontà dell'operazione.

Il fatto che la nascita del nuovo governo possa cadere a ridosso dell'avvio dell'aumento non sembra insomma condizionare la road map di Lovaglio, che in Parlamento ha detto di voler chiudere la ricapitalizzazione il 12 novembre. Il banchiere è convinto che l'istituto di Rocca Salimbeni, indipendentemente dal colore del nuovo esecutivo, possa essere un buon investimento, alla luce di un piano industriale che promette un utile pre-tasse di 700 milioni nel 2024, dopo un consistente taglio al costo del lavoro.

Decisivi saranno, però, gli umori degli investitori, le cui valutazioni potrebbero risentire del quadro macro e politico. Perché l'accordo di pre-sottoscrizione firmato da otto banche si trasformi in un consorzio che possa garantire l'inoptato è necessario «il positivo feedback degli investitori istituzionali», si legge nella relazione all'assemblea. «Quadro politico e spread non sono elementi che giocano a favore. Il problema sarà capire chi aderirà al maxi-aumento sul mercato. Vediamo se si mobiliteranno degli anchor investor, una delle poche soluzioni a disposizione», commenta un analista. Mps viaggia in Borsa (-1% a 40 cent la chiusura di venerdì) intorno a una capitalizzazione di 400 milioni. Meno della metà dei 900 milioni, al netto della quota dell'aumento coperta dal Tesoro, che andranno chiesti al mercato.

Lovaglio, che da ad del Creval ha convinto un nutrito gruppo di investitori a scommettere sull'istituto valtellinese, vuole bissare a Siena, convinto delle potenzialità di un Monte ripulito e con un cost-income sotto controllo, che potranno essere valorizzate quando scatterà il risiko. A Siena potrebbe contare sul sostegno di qualche vecchio compagno di strada nel Creval, come il fondo Algebris, come pure sui partner industriali nella bancassicurazione (Axa) e nel risparmio gestito (Anima). «Fratelli d'Italia intende difendere l'italianità del Monte» e ha come «priorità» la tutela dell'occupazione e del rapporto con il territorio, ha detto Andrea de Bertoldi, senatore di FdI. In passato i leader di FdI e Lega, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, avevano osteggiato la fallita fusione con Unicredit, a causa dei costi per i contribuenti.

Il Tesoro si è comunque impegnato con la Ue a trovare un compratore per Monte Paschi.

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