Mps svaluta i crediti e resta in rosso

Il Monte dei Paschi di Siena ha chiuso il 2013 in rosso per 1,43 miliardi di euro (erano stati 3,16 nel 212). Una cifra superiore alle attese degli analisti, che stimavano 850 milioni. Nel solo quarto trimestre il rosso è stato di 920 milioni. Infatti sul risultato pesano le rettifiche nette di valore per deterioramento di crediti per ben 2,75 miliardi, con un'incidenza nel solo quarto trimestre di 1,2 miliardi.
Sono questi i conti presentati ieri dalla banca senese, che in Borsa sono stati accolti favorevolmente, con una rialzo del titolo dell'1,36% a 0,2335 euro. Il mercato ha apprezzato sia la pulizia di bilancio, sia il miglioramento del «core tier1 fully phased» al 2017 dell'11,8%, «mentre l'indicazione della precedente guidance era del 9,3%», ha detto un analista. Con le svalutazioni, la copertura delle sofferenze, pari al 58,8% (63,2% con ammortamenti) è in crescita di 90 punti base rispetto a fine 2012. Mps accusa crediti deteriorati per 21 miliardi, in crescita di 3,6 miliardi dalla fine del 2012. Le sofferenze sono salite del 21,7% e gli incagli del 26%.
Il lavoro dell'ad Fabrizio Viola è dunque stato promosso dalla Borsa. Anche se il difficile, per Mps, viene ora, con l'aumento di capitale da 3 miliardi necessario per evitare la nazionalizzazione, con il rimborso dei Monti-bond. Ma in questo senso, il verdetto emesso ieri dal mercato fa ben sperare i vertici di Rocca Salimbeni. Anche se l'intera operazione del management avviene mentre il principale azionista, la Fondazione Mps con il 30%, non ha ancora chiarito le proprie intenzioni. Né se sono in corso trattative per vendere a un nuovo socio, probabilmente straniero. In proposito il presidente di Mps, Alessandro Profumo, ha detto di non vedere come un rischio l'arrivo di nuovi soci strategici non italiani: «Non lo chiamerei un rischio. La pianterei di parlare di nazionalità degli azionisti, parlerei di nazionalità della banca». Profumo, a Roma per un convegno della Fabi, ha avuto anche modo di tornare sulla precedente gestione. Senza fare sconti: «Mussari (l'ex presidente, ndr) ha sbagliato tutto e i risultati sono lì. Faceva tutto: il presidente, l'ad e forse anche il capo del personale e soprattutto faceva accordi con una sola sigla sindacale».
Per Viola, che ha in mano la «macchina» di Mps, l'aumento di capitale «sarà fondamentale per creare nuova base stabile di azionisti». L'ad ha ricordato che l'assemblea di bilancio degli azionisti si terrà il 12 maggio e già dal giorno successivo, dal 13, potrà avvenire l'aumento da 3 miliardi. E comunque in un periodo compreso entro il primo luglio. «Se chiudiamo prima di quella data potremo emettere nuovi strumenti finanziari». E rimborsare per cassa gli interessi dei Monti-bond. Quanto al consorzio di garanzia bancario, già pronto a gennaio quando la Fondazione si è però opposta alla ricapitalizzazione, ha confermato l'impegno per l'operazione.
Sulla redditività, nel 2013 il margine di intermediazione primario di Mps è stato di 3,81 miliardi, con un calo del 14,6% sul 2012.

Solo nel quarto trimestre il dato è stato pari a 968,1 milioni, in crescita su base trimestrale e nel confronto con l'anno prima. Segnale forse di una nuova tendenza. Mentre prosegue il taglio dei costi, con gli oneri operativi in calo annuo del 12,7% nel 2013.

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