Monte Paschi potrebbe chiedere al mercato più dei 2,1 miliardi già preventivati per rimediare all'esito negativo degli esami patrimoniali della Bce. La voce rimbalza con forza tra le contrade del Palio alla vigilia del cda, che oggi confezionerà il capital plan da spedire a Francoforte. Gli analisti ipotizzano che a Rocca Salimbeni, considerato il rimborso dei Monti Bond, servano 2,4-2,5 miliardi. Potrebbe tuttavia trattarsi di una operazione a geometria variabile visto che l'ad Fabrizio Viola sta valutando anche una serie di cessioni: dal credito al consumo, al factoring, al leasing, a pacchetti di crediti deteriorati. Va deciso poi se l'aumento sarà con o senza diritto di opzione, favorendo in quest'ultimo caso l'ingresso di uno o più soci forti.
A vincere la guerra a Siena sarà comunque chi avrà il denaro in cassa. E il presidente di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli ha già sottolineato che deve saltare ogni «steccato» ideologico o politico, rispetto all'arrivo di un cavaliere bianco straniero. «Nel mondo di oggi non debbono esistere» paletti, ha sottolineato Bazoli.
L'aumento sarà di certo sottoscritto da Axa (3,8%), legata a Mps da un accordo di bancassurance; così come dovrebbero aprire il borsellino gli alleati sudamericani di Fondazione Mps: Fintech (4,5%) e Btg (2,5%). In caso contrario subirebbero una forte diluizione: nelle sale operative si scommette su un prezzo di emissione prossimo a 40 centesimi.
Sempre sulle spine, invece, Palazzo Sansedoni, ultimo baluardo con il 2,5% della «senesità» del Monte. La Fondazione Mps avrebbe le munizioni per fare la sua parte, ma dovrà strappare l'ok del ministero: «Aderire o no» all'aumento saranno «scelte difficili entrambe», ha detto il presidente Marcello Clarich, perchè in un caso c'è il problema di un'ulteriore concentrazione del patrimonio, nell'altro emerge una perdita rispetto al prezzo di carico. «Bisogna capire come fare per rendere più pesante la nostra partecipazione del 2,50% in Mps», ha aggiunto Clarich che ha scelto Fonspa come advisor.
Bnp Paribas, che controlla Bnl, non si espone. Si è invece chiamato fuori il Santander: «Non stiamo guardando a Mps e non abbiamo contatti», ha detto l'ad, Javier Marin. Se gli spagnoli scalassero la Rocca farebbero peraltro una sorta di delitto perfetto, considerando che è stato proprio l'acquisto a peso d'oro di Antonveneta a far franare Monte Paschi.
Consob intanto ha spinto sul banco degli imputati la cinese Nit, con il sospetto che il progetto di ristrutturazione da 10 miliardi annunciato lunedì celi una manipolazione dell'informazione (e forse del mercato). Ieri in Borsa il titolo Mps ha strappato con forza (+5,3% a 65 cent), malgrado la debolezza dell'indice, tra scambi intensi (4,6% del capitale).
I cinesi hanno confermato di aver consegnato la proposta a Mps, ma poco si sa di Nit, a parte uno scarno sito internet che ne enumera gli investimenti: dalle ferrovie in Ghana al bioetanolo. I cinesi si erano peraltro già affacciati sulla Popolare di Spoleto, ma la loro proposta era stata scartata dalla banca e poi inviata alla magistratura.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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