Sarà un Natale da ricordare a Pomigliano d'Arco. I 2.146 dipendenti si troveranno in busta paga 500 euro in più, grazie ai due premi ricevuti dallo stabilimento simbolo del nuovo corso Fiat, la medaglia «Silver World class manufactoring» di giugno, quale migliore fabbrica europea, ed il primo posto alla Lean Production di settembre, riconoscimento prestigioso da parte di una giuria tedesca per il sistema produttivo snello ed efficiente. Per le tute blu c'è appena il tempo di festeggiare, prima che inizi il più lungo stop produttivo mai attuato da quando si produce la nuova Panda: tra cassa integrazione, festività natalizie e permessi, i lavoratori torneranno in fabbrica soltanto il 7 gennaio. Del resto, è dal 20 agosto che a Pomigliano si lavora a singhiozzo: due settimane, alternate a due di cassa integrazione.
Se la qualità della produzione non è in discussione, dunque, lo è la quantità, che il mercato non riesce più ad assorbire, soprattutto quello italiano: a novembre ha perso ancora il 20,1 per cento, penalizzando la media dei risultati Fiat in Europa. Ma il giro di boa non è lontano, parola di Sergio Marchionne. «Il mercato italiano dell'auto sarà in ripresa nel 2013, non nel primo trimestre - afferma da New York l'ad di Fiat e Chrysler, intervenendo alla conferenza biennale del Consiglio Italia-Usa - Dovremmo iniziare a vedere segni positivi già dal secondo. Molto si risolverà con le elezioni e da quale governo andrà a governare». A seguire, l'inequivocabile dichiarazione di voto: «Sono un orgoglioso sostenitore di Monti e, a prescindere se si ripresenta, la sua agenda va portata avanti», per preservare la credibilità del Paese. Un elemento che ha «impatto anche sui nostri costi di finanziamento. Lo spread conta».
Chiusa la parentesi politica, Marchionne passa alla finanza: il titolo Fiat ha vissuto una giornata difficile, e non solo per i dati negativi delle vendite, che del resto, in Europa, non risparmiano praticamente nessuno. A indebolire il Lingotto in Borsa è stata soprattutto l'ipotesi, sostenuta dal Messaggero, di un aumento di capitale in vista, destinato a finanziare l'acquisto del 41,5% di Chrysler dal fondo Veba. Il mercato ci ha creduto e il titolo è stato sospeso per eccesso di ribasso, arrivando a perdere fino al 6%: più tardi, due righe secche di smentita da parte dell'azienda hanno frenato la caduta (-1,94% finale). Marchionne però vuole spazzare via i dubbi, una volta per tutte, ed entra nel vivo della questione: «Non ho mai previsto un aumento di capitale - dice - si tratta di speculazioni che hanno avuto effetto negativo sul titolo». Quanto all'acquisto della quota Veba «può avvenire con altri mezzi. Eserciteremo tutte le call option da ora al 2016», precisa, sottolineando che Fiat può contare su 10 miliardi di euro di liquidità, esclusa Chrysler, che comunque continua a generare cassa.
E non è la sola: «Il Brasile continua a produrre cassa, che per noi è importante. Abbiamo tutte le altre attività del gruppo, ad eccezione di quella europea dell'auto, che sono positive», prosegue l'ad, citando la Ferrari e la Maserati, che presenteranno i nuovi modelli al Salone di Detroit nel prossimo gennaio.
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