Nelle case irrompe Netflix. Soffrono "pay" e generaliste

La pandemia ha allargato le distanze tra la piattaforma web e i media tradizionali, con ricavi in discesa del 16%

Nelle case irrompe Netflix. Soffrono "pay" e generaliste

Netflix continua a crescere anche in tempo di pandemia mentre l'effetto della crisi si fa sentire sui broadcaster tradizionali. Nei primi 9 mesi del 2020, infatti, le principali società internazionali del settore tv hanno registrato un calo del 9,9%, corrispondente a 185 miliardi.

L'indagine è stata svolta da Mediobanca e riportata nello studio «Media & Entertainment». Il report effettuato a livello europeo ha visto la riduzione del 16,3% dei ricavi delle media company provenienti dalla distribuzione di contenuti. La pubblicità è calata invece del 12,2%: insieme rappresentavano oltre il 40% dei ricavi complessivi. Segno positivo invece per gli abbonamenti tv (+7,9%) ma con tendenze opposte tra streaming (in crescita a doppia cifra) e pay TV, in calo anche a fronte della cancellazione e riprogrammazione di eventi sportivi. A livello internazionale Netflix ha migliorato la propria performance segnando un distacco netto rispetto agli altri operatori. Nei primi 9 mesi del 2020 il fatturato della società ha segnato un rialzo del 24,9%. «Netflix cresce quasi 10 volte più velocemente dei broadcaster tradizionali - ha spiegato Marco Valeri, corporate financial analyst di Mediobanca- il Covid ha accelerato la tendenza già in atto, rivelandosi un potente booster per il cambiamento». Tra i broadcaster tradizionali infatti è cresciuta la sola Fox ma di una percentuale molto più bassa rispetto a Netflix (8,1%). Quanto al nostro paese il settore che nel 2019 aveva un'incidenza sul Pil nazionale dello 0,5%, ha registrato un giro d'affari in calo del 3,1% a 8,7 miliardi.

Il calo è dovuto all'ingente diminuzione degli introiti pubblicitari (-24,5% anno su anno) e alla riduzione dei ricavi per gli abbonamenti (-6,6%). Pesante il bilancio per la radio, con una contrazione del 29,4% dei ricavi, e per la tv in chiaro (-14,8%) mentre quella a pagamento è rimasta sostanzialmente stabile (-0,8%) rispetto al 2019. Il mercato italiano si conferma concentrato, con i tre principali operatori televisivi (Rai, Mediaset e Sky Italia) che detengono quasi l'85% dei ricavi televisivi nazionali. Considerando i ricavi complessivi dei 7 principali operatori televisivi italiani, inclusivi delle attività sia in Italia sia all'estero, i valori salgono a 9,5 miliardi di euro, in calo del -5% sul 2018. Il segno negativo è influenzato dai minori introiti della pay tv (-13,6%) e dal calo dei ricavi da pubblicità (-4,9%), compensati dall'incremento del canone (+2,3%). Tra gli operatori, in crescita solo la Rai (+2,9%) e Discovery (+0,8%). Per il settore dei media nella seconda parte del 2020 non sono mancati però alcuni segnali positivi, secondo l'Area studi di Mediobanca iniziati già nel terzo trimestre. La raccolta pubblicitaria di novembre è segnalata per esempio in ripresa (+3,5%), anche se la variazione annua attesa è del -12% sul 2019.

Sempre nel novembre 2020 i ricavi pubblicitari sono cresciuti rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente dell'8,8% per La7, del 7,3% per Rai, del 5,1% per Mediaset e del 5% per Discovery, mentre Sky è l'unica ancora con segno negativo (-8%), seppur in miglioramento.

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