Nelle tlc cresce il traffico, non i ricavi

Le difficoltà del settore: giù il fatturato. Il peso sul Pil scende dal 2,9 al 2%. Salgono solo gli abbonati a banda larga

Maddalena CameraAncora in contrazione i ricavi del settore delle telecomunicazioni nonostante l'aumento degli accessi alla banda ultralarga. Inoltre, se nel 2009 il comparto rappresentava il 2,9% del Pil, nel 2014 la percentuale è scesa al 2 per cento. I dati emergono dal rapporto di R&S Mediobanca sulle tlc italiane. L'anno scorso il fatturato degli operatori presenti in Italia è stato pari a 32 miliardi di euro (-7,7% sul 2013 e -24% sul 2010). La sorpresa deriva dal fatto che, complice la concorrenza e il taglio delle tariffe mobili, il fatturato della rete fissa è stata di 16,4 miliardi mentre la telefonia mobile non è andata oltre i 15,6 miliardi. Del resto, la contrazione dei ricavi della rete mobile è stata del 28% rispetto al 2010 contro il 18,7% di quella fissa. Certo, le dinamiche sono diverse e rappresentano il differente uso che si sta facendo negli anni della classifica telefonata. Infatti se i minuti sul fisso sono in contrazione del 37,7% rispetto al 2010, quelli sul mobile crescono del 33,6 per cento. In questo panorama non certo incoraggiante l'unico dato positivo è la banda larga i cui accessi sono in crescita dal 9,7% nel 2014. La tendenza si conferma anche nei primi sei mesi del 2015 con la riduzione degli accessi fissi (Telecom Italia -3,2% e Olo +2,5%) e del numero di clienti nel mobile (-1,1%), mentre crescono gli accessi alla banda larga (+1,9%). Sul fronte quote di mercato, a fine giugno, per quanto riguarda il mobile Telecom (da mercoledì ufficialmente Tim) detiene il 32,3% (-0,6% sul 2010); Vodafone il 26,7% (-5,7% sul 2010), Wind 22,9% (+1,8%), 3 Italia il 10,9% (+1,3%), PosteMobile il 3,7% (+1,9%), Fastweb 1,0% (+0,5%). Le quote degli operatori cosiddetti Mvno sono quasi raddoppiate, ma ancora inferiori a quelle degli operatori virtuali nei principali paesi europei. Inoltre dall'aggregazione tra Wind Telecomunicazioni e 3 Italia nascerà il primo operatore del settore mobile in Italia, con una quota al 30 giugno 2015 pari al 33,8%, superiore al 32,3% di Telecom.Sul fisso, l'ex monopolista si attesta al 59,3% (-12,3% sul 2010), Wind al 13,3% (+2,7%), Vodafone Italia al 10,2% (+2,8%), Fastweb al 10,8% (+3,4%) e Tiscali al 2%. Mentre per il Broadband Telecom Italia detiene il 47,5% (-7,4% sul 2010), Wind il 15,3% (+0,5%), Fastweb il 14,7% (+3%), Vodafone il 12,7% (+0,8%), Tiscali il 3,2 per cento.Per quanto riguarda gli utili, Telecom Italia risulta il secondo gruppo di tlc europeo per redditività industriale (utile operativo sul fatturato al 20,6%), dietro solo a British Telecom (24,3%) e davanti a Vimpelcom, Telefonica e Orange. Negli investimenti invece il gruppo guidato da Marco Patuano, al pari del suo omologo inglese, è in coda con un tasso di investimento al 3,5% (Bt è al 3,8%). Su questo fronte spicca la francese Iliad di Xavier Niel, impegnata a costruire la propria rete oltralpe. Nel quinquennio preso in esame i sei operatori tlc hanno cumulato perdite nette complessive per 3,1 miliardi. Quelle maggiori sono in capo a Telecom Italia (-2,6 miliardi) per le svalutazioni. Seguono Wind (-1,7 miliardi) e 3 Italia (-410 milioni).

Il rosso cumulato da Fastweb è stato di 344 milioni e da Tiscali di 99 milioni: questi gruppi, così come Wind, hanno sempre chiuso i bilanci in perdita nel quinquennio. Al contrario, Vodafone in Italia ha realizzato utili per 2,1 miliardi di euro e ha anche incrementato il patrimonio passato da 4 a 4,4 miliardi.

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