«Netflix non ci fa paura, il nemico è la pirateria»

Stefano Parisi, capo azienda di Chili, non ha paura di Netflix, la tv online pronta a sbarcare in Italia il 22 ottobre prossimo. «Siamo l'unica società indipendente che opera nel settore della tv online a livello europeo- spiega Parisi già amministratore delegato di Fastweb- riteniamo che l'arrivo di Netflix in Italia per noi non sia una minaccia, ma una grande opportunità per ampliare un mercato che è ancora in fase embrionale nel nostro Paese».

Ritiene che lo scarso sviluppo della rete a banda ultralarga abbia influito in questo senso?

«Penso di no. Al momento c'è banda più che sufficiente per la tv online, certo quando ci sarà più domanda e tutti vorranno vedere film in alta definizione la situazione sarà diversa».

Oggi quanto vale il mercato?

«In Italia la tv online genera un giro d'affari di circa 30-40 milioni all'anno. In Gran Bretagna il valore è già di 800 milioni e nella piccola Danimarca 100 milioni. In Italia però c'è un grave problema».

Quale?

«La pirateria che toglie circa 500 milioni di possibili ricavi. Da Internet scaricare film e serie televisive è molto facile. In pratica, chi prima acquistava dvd, oggi scarica film gratis. Basta pensare che il mercato dei dvd è sceso da 800 a 300milioni di euro».

Insomma un po' come la musica qualche anno fa?

«Sì, fino a quando servizi come Spotify e un attento monitoraggio anche da parte delle case discografiche, sono riuscite a imporre il pagamento dei brani».

Cosa bisogna fare dunque?

«Per prima cosa proporre tariffe convenienti ma anche le misure repressive varate dall'Authority delle tlc aiuteranno molto. E anche Netflix si industrierà per evitare il problema».

Non avete paura dunque del colosso americano che ha 64 milioni di abbonati contro i vostri 450mila?

«Il nostro modello di business è diverso: proponiamo film recenti, usciti dalle sale da meno di tre mesi, e li vendiamo singolarmente da 4 a 6 euro l'uno. Netflix, invece, chiede un abbonamento come del resto Sky e Mediaset che oltre a Premium ha anche Infinity».

Quali sono le vostre prospettive di sviluppo?

«Siamo già presenti in Austria e in Polonia, contiamo inoltre di sbarcare presto in Germania e in Inghilterra, dove già stiamo facendo delle prove di lancio con alcuni clienti. Proprio per sostenere la nostra crescita in Europa, lo scorso anno abbiamo aperto il capitale ai fondi di investimento».

Che cosa crede accadrà sul fronte della società per la rete a banda ultralarga?

«Telecom ha

già la sua rete in fibra proprio dove c'è Metroweb e poi ci sono i concorrenti, come Vodafone, che spingono per entrare nella società della rete a banda ultralarga. La situazione, insomma, non sarà facile da risolvere».

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