Ci sono poche cose più volubili dei mercati. Devono averlo capito bene in Norvegia, dove il fondo sovrano più grande del mondo ha chiuso i primi sei mesi del 2022 bruciando circa 170 miliardi di euro, la più consistente perdita semestrale della sua storia in valore assoluto ed equivalente a un calo del 14,4% del suo patrimonio (che al 30 giugno ammontava a 1.181 miliardi). Un buco nero che cancella quasi interamente la buona annata avuta nel 2021.
Alla base della debacle, ha spiegato il ceo di Norges Bank Investment Management, c'è stato il vento contrario sul mercato azionario, con gli investimenti in questo comparto calati del 17 per cento. Le azioni tecnologiche hanno performato particolarmente male con un ritorno del -28%, con le esposizioni in Meta, Apple, Amazon e Microsoft (le più importanti del fondo che investe in oltre 9mila società) a pesare di più sulle perdite. Anche se, in realtà, quasi tutti i settori hanno generato rendimenti negativi con l'eccezione dell'energia che ha prodotto «un ritorno del 13%» (si salva anche l'immobiliare non quotato, con un rendimento positivo del 7,1%). Nella prima metà dell'anno, ha detto Tangen, «abbiamo assistito a un forte rialzo dei prezzi di petrolio, gas e prodotti raffinati». E se l'azionario è andato male, non si può dire molto meglio dell'obbligazionario con il rendimento sugli investimenti in reddito fisso che è stato del -9,3%. Piange anche il comparto delle rinnovabili con perdite del -13,3 per cento. Per il futuro Tangen resta cauto: «chiaramente i mercati non scendono in linea retta e restiamo incerti sul fatto che si sia visto un po' di minimo o se invece ci si debba aspettare una continuazione di questo difficile mercato».
Allo scorso 30 giugno, il patrimonio del fondo era investito per il 68,5% in azioni, per il 28,3% in obbligazioni, per il 3% nel real estate e per lo 0,1% in infrastrutture energetiche rinnovabili. Il Government Pension Fund Global, questo il nome ufficiale del fondo sovrano norvegese creato negli anni Novanta, ha lo scopo di finanziare l'aumento delle spese pensionistiche. Lo fa investendo all'estero diversificando i proventi del petrolio e del gas norvegese. Un settore, quello dell'energia, che ha fatto le fortune del Paese. E che, come si accennava, ha contribuito a rendere meno drammatiche le perdite record nei primi sei mesi dell'anno. Eppure nel 2019 il governo ha tagliato gli investimenti nelle società dedite all'esplorazione e produzione di idrocarburi. Una decisione al ribasso rispetto agli iniziali propositi che prevedevano un disinvestmento più massiccio nel settore.
Con il senno di poi, verrebbe da dire che è andata bene così. Soprattutto se si pensa alle mosse di un certo Warren Buffett, miliardario degli investimenti non a caso chiamato l'Oracolo di Omaha.
La sua Berkshire Hathaway ha chiuso il secondo trimestre con un rosso di 43,8 miliardi di dollari proprio per il calo dei mercati. Ragione per cui ha rivelato di aver investito 1,4 miliardi di dollari su Occidental Petroleum. Con buona pace della transizione ecologica.
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