La nuova bozza di budget per l'anno fiscale 2014, presentata ieri da Barack Obama, potrebbe recare in calce il vecchio motto sessantottino «Siate realisti, chiedete l'impossibile». Nel tentativo di sorreggere la crescita economica e al contempo di rendere meno ipertrofico il deficit federale, il presidente Usa intende dispensare qualche pillola di difficile digestione per i repubblicani. Tre proposte, in particolare, contenute nel piano che prevede una spesa da 3.778 miliardi di dollari e un'ulteriore riduzione del deficit di 1.800 miliardi in dieci anni, rischiano di provocare un'alzata di scudi del Gran Old Party: la Buffet Rule, che altro non è che un aumento del 30% delle imposte per chi guadagna più di un milione di dollari l'anno (soluzione in passato già bocciata dal Congresso); nonché un aumento della tassa che le banche pagano per il trading di derivati e un rincaro delle sigarette, per nulla gradito alla lobby del tabacco, ma che servirà a garantire asili gratis per le famiglie a basso reddito.
Obama punta al compromesso col Partito dell'Elefantino, offrendo in cambio un giro di vite agli aumenti pensionistici legati all'inflazione, oltre a tagli per 270 miliardi in dieci anni al Medicare, il programma di assistenza sanitaria. Inoltre, aliquote più leggere per le aziende, ma anche meno deduzioni fiscali. Nel complesso, il piano calcola una sforbiciata alla spesa da 930 miliardi e 580 miliardi di entrate fiscali nel prossimo decennio. Le maggiori spese, un +6% legato all'abolizione dei tagli automatici (il cosiddetto sequester), porterebbero a un deficit 2014 di 744 miliardi, ben oltre il target repubblicano di 528. Prevedibile, dunque, una battaglia al Congresso. «Il mio piano concilia crescita e taglio del deficit», ha detto Obama. Che intanto ha rivisto al ribasso le stime del Pil che dovrebbe attestarsi al 2,3%, quest'anno, e al 3,2% il prossimo. C'è dunque ancora bisogno della stampella della Federal Reserve. Ma, come emerso dalle «minute» dell'ultima riunione, la Banca centrale è sempre più spaccata sul timing di uscita dalle misure di stimolo economico.
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