Vivendi ha speso 1,3 miliardi per il 28,8% di Mediaset per non presentarsi neppure all'assemblea dei soci. Dalla partecipazione nella società italiana per ora i francesi hanno rimediato solo guai in tribunale. Oltre alla causa di risarcimento, da 1,8 miliardi, per il mancato acquisto di Premium, qualche giorno fa ne hanno ricevuta un'altra. Il contratto su Premium, infatti, contemplava anche il divieto di acquisto di azioni Mediaset. Clausola che evidentemente non è stata rispettata. Ora le due cause saranno discusse nella stessa udienza fissata il prossimo 19 dicembre.
Senza il socio transalpino l'assemblea Mediaset ha visto la partecipazione del 51,68% del capitale sociale così ripartito: 39,5% per Fininvest e circa il 12% per i fondi. Oltre all'approvazione del bilancio i soci di minoranza hanno dato l'ok, a grande maggioranza (94%), all'acquisto di azioni proprie fino al 10% del capitale, facendo scattare la clausola del cosidetto «whitewash». Così le azioni proprie acquistate verranno incluse nel calcolo del capitale sociale in caso in cui uno dei soci superi le soglie previste per il lancio dell'Opa obbligatoria. Mediaset ha in portafoglio il 3,793% di azioni proprie e potrebbe quindi acquistare sul mercato un altro 6,473% del capitale, fino a raggiungere il limite del 10%. I diritti di voto di Fininvest salirebbero così intorno al 44% e la holding della famiglia Berlusconi avrebbe mani libere (nel limite del 5% annuo acquistabile senza incorrere nell'obbligo di Opa) per superare il 49% e blindare così il controllo della società.
Quanto allo scontro con Vivendi, secondo i vertici della società, non ci sono schiarite all'orizzonte. L'ad Pier Silvio Berlusconi ha specificato che non vuole raggiungere un accordo per avere un indennizzo in denaro, ma chiede il rispetto del contratto. In pratica vuole che Vivendi si compri la Pay Tv Premium che, nell'ultimo anno ha portato i conti di Mediaset in rosso. L'attività nella pay tv però continua: Premium, nel 2017-2018 è ancora titolare dei diritti di Champions e del campionato ed è pronta a partecipare all'asta per i diritti della serie A per il prossimo triennio che si svolgerà in autunno. Quanto all'apertura fatta da Telecom per la condivisione dei diritti del calcio Berlusconi ha detto: «Siamo assolutamente pronti a trattare se ci fossero dei vantaggi comuni». Telecom è controllata da Vivendi e il suo ad, Arnauld de Puyfontaine, è anche presidente della società italiana di tlc. Si potrebbe dunque ipotizzare un riavvicinamento delle due società proprio grazie alla condivisione delle partite di Serie A che sarebbero trasmesse sul digitale terrestre di Mediaset e sulla banda ultralarga fissa e mobile di Tim. Al momento, però, il risentimento nei confronti di Vivendi è ancora forte. «L'obiettivo di Vivendi - ha detto il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri - era quello di entrare tramite Premium e poi scalare la società».
Mediaset è ora in attesa di conoscere le decisioni dell'Agcom sui rimedi proposti dai francesi per ovviare alla violazione delle norme sulla concentrazione tra media e tlc. Vivendi punta a congelare la quota eccedente al 10% in un trust ma ha anche fatto ricorso contro la decisione dell'Agcom. La parola passa al tribunale.
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