Ogni mese, oltre 41 milioni di tedeschi portano a casa uno stipendio. Le buste paga, peraltro, sono diventate nel corso del 2012 più pesanti in media del 3,2%. Tutto perfetto? Non proprio. Nel motore economico della Germania qualcosa sta andando fuori giri: i consumi. L'anno scorso le spese private sono calate dello 0,3%, con un appesantimento assai evidente in dicembre, quando la discesa è stata dell'1,7%. Pur in una situazione congiunturale assai meno delicata rispetto ai Paesi mediterranei e nonostante le politiche di austerity imposte da Angela Merkel abbiano impattato sul Paese marginalmente, la crisi del debito sovrano e i venti di recessione che soffiavano altrove hanno finito per creare un clima di incertezza che, di fatto, ha cambiato le abitudini dei cittadini tedeschi.
Sulla tradizionale sobrietà calvinista si è ora innestata una sorta di braccino corto che al momento di far shopping non riempie il carrello della spesa. Ciò spiega in parte il deludente andamento del Pil 2012, aumentato di un asfittico 0,7% se confrontato al +3% dell'anno prima e allo sfavillante +4,2% del 2010; e alla ritirata dei consumi si deve con buona probabilità la contrazione accusata dalla ricchezza nazionale nell'ultimo trimestre dell'anno scorso (-0,5%).
Per ora, le esportazioni sono riuscite a sopperire - seppur a fatica - alla flessione della domanda interna, ma i rischi di uno scivolamento tra gennaio e marzo nella recessione tecnica (due trimestri consecutivi di retromarcia del Pil) restano tutti. Fonti governative interpellate dal quotidiano Handelsblatt mantengono tuttavia un cauto ottimismo, stimando una ripresa attorno allo 0,2% nel primo trimestre. «L'economia si riprenderà già a partire dalla primavera e accelererà la ripresa nel corso dell'anno. Tutto fa pensare che il quadro congiunturale stia già migliorando», ha dichiarato il ministro dell'Economia, Philipp Roesler.
Le ultime previsioni sull'intero 2013 diffuse dal governo non vanno però oltre una risicata espansione dello 0,4%. Il che significa che la Germania sarà costretta a muoversi sul filo del rasoio, così come è lecito attendersi un comportamento prudente da parte delle famiglie tedesche. Va comunque tenuto conto che la disoccupazione è sotto controllo, essendo scesa in gennaio al 6,8% dal 6,9% di dicembre.
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