Ora Atlante si chiama fuori dalla palude delle sofferenze

Penati: Vicenza-Veneto Banca? Storia da horror. In Bce più aiuto che in Italia. E l'aumento Mps fu un disastro»

Camilla Conti

Nel film Frankestein Junior, il professore universitario Frederick Frankenstein si reca di notte accompagnato dal suo assistente Igor al cimitero, alla ricerca di un cadavere su cui sperimentare le numerose ricerche del nonno Viktor von Frankenstein. Il Dottore e Igor cominciano a dissotterrare la tomba del malcapitato, compito alquanto ingrato: «Che lavoro schifoso!» esordisce il dottor Frankenstein - «Potrebbe essere peggio» - risponde ottimisticamente Igor - «Potrebbe piovere!». Un tuono, un lampo e inizia lo scroscio di una pioggia incessante. Con questa scena del film si era chiusa il 28 aprile 2016 la presentazione ufficiale alla comunità finanziaria del fondo Atlante da parte del presidente della sgr Quaestio (che lo controlla) Alessandro Penati. Dopo poche ore era cominciato a piovere sulla Popolare di Vicenza e Atlante aveva aperto un ombrello da 1,35 miliardi, riparando l'istituto veneto dal rischio bail-in in cambio di poco più del 90% della banca.

Ieri, Penati ha partecipato a un convegno organizzato a Milano dal Consiglio Nazionale dei Geometri e nel tracciare un bilancio dell'attività del fondo ha di fatto ammesso che su Atlante è piovuto parecchio. L'esperienza negli ultimi mesi a capo del fondo nato «senza risorse» ma con «40mila obiettivi», ha detto Penati, «a livello personale è stata fonte di grande amarezza e delusione». Il numero uno di Quaestio non ha usato giri di parole: «L'aumento Mps? Pensato male, gestito peggio». Le banche venete? «A scavare viene fuori una horror story», comunque il piano di rilancio arriverà «entro fine mese, mentre l'aggregazione fra la Vicenza Veneto Banca «potrebbe concretizzarsi a settembre». E a chi gli chiedeva se ritenesse di avere il supporto delle banche che hanno sottoscritto il fondo ha risposto secco: «Macché supporto, mi votano contro». Nella vicenda delle banche venete Atlante ha trovato «più supporto a Francoforte che in Italia». E ancora: «Con 4 miliardi in più a luglio 2017 avremmo risolto tutte le crisi bancarie e sarebbero meno di quanto il sistema ha pagato per Marche ed Etruria: soldi buttati via».

Il convegno di ieri è servito anche per annunciare che Inarcheck - società partecipata tra gli altri dalla Cassa di Previdenza dei Geometri e dalla Popolare di Sondrio - dal 16 febbraio sarà la prima società di ingegneria accreditata per il riesame delle valutazioni immobiliari. Dall'incontro è emerso che le banche hanno un portafoglio di mutui garantiti da 365 miliardi di immobili, ma il tempo di recupero di un credito in Italia in media è di 1.120 giorni (la media Ocse è di 553), con profonde differenze territoriali, visto che la media è di 855 giorni a Torino e di 2.022 a Bari. Dietro ogni finanziamento bancario c'è una garanzia. E spesso quella garanzia è un immobile. Il problema è che tra tutte le perizie riesaminate da Inarcheck, più del 90% non risultano corrette. «La gestione del credito - ha ricordato Penati - è una delle determinanti del valore immobiliare. Il problema è come viene erogato: non nascondiamoci dietro un dito, non vedo nelle banche la capacità di valutare il credito».

Quanto ad Atlante, «poteva essere una grande opportunità» ma ora il suo spazio di azione residuo sembra concentrato sul rilancio delle banche venete: «Chiuderemo le operazioni da chiudere e poi come Quaestio faremo altro».

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