Ora il "cashback" umilia pure l'italiano

La parola usata dal governo per "imporci" l'addio ai contanti non piace all'Accademia della Crusca che suggerisce una soluzione...

Ora il "cashback" umilia pure l'italiano

Il piano del governo per combattere l'evasione incentivando i pagamenti tracciabili con carta, l'ormai (tristemente) famoso "cashback" non piace nemmeno all'Accademia della Crusca. Questo sistema è nato proprio sotto una cattiva stella. Prima l'app in tilt, poi l'estensione della "promo" per le Feste fino al 6 gennaio e adesso la bocciatura della massima autorità per la lingua italiana. L'Accademia ha infatti messo nel mirino la parola "cashback" bocciando l'uso dell'inglese per la nuova iniziativa dell'esecutivo giallorosso con queste motivazioni: "Ancora una volta senza nessun motivo - spiega il presidente, il professore Marazzini all'AdnKronos - si è deciso di rinunciare alla lingua italiana e di usare un termine inglese per rivolgersi ai cittadini italiani, senza peraltro considerare che per la stragrande maggioranza di loro "cashback" è un termine sicuramente oscuro". Inoltre, sottolinea il presidente dell'Accademia della Crusca, la secolare istituzione fiorentina incaricata di custodire il 'tesoro' della lingua di Dante Alighieri, "nell'ottica del significato morale della restituzione del 10 per cento delle spese sostenute, in modo da abituare sempre più i cittadini italiani all'uso della moneta elettronica, si impiega l'espressione inglese 'cash', cioè 'contanti', che è anche equivoca, purtroppo, visto che si presenta un'operazione volta a incrementare, invece, la moneta digitale. Anche non volendo, con un uso non corretto dell'inglese, si fa di fatto credere che il denaro contante torna indietro quando in realtà la restituzione avverrà con accredito sul conto corrente".

E così Marazzini suggerisce anche quale possa essere la soluzione a questa esterofilia ingiustificata: "Spendi e riprendi". Ma anche "No contante" o "Senza contante". Infine arriva una richiesta ben precisa: "Sono molti anni ormai che invitiamo ad usare espressioni più chiare possibili in italiano, soprattutto nell'ambito della comunicazione pubblica - ricorda Claudio Marazzini - Da parte delle burocrazie, invece, il ricorso all'inglese è sempre più frequente, spesso anche a sproposito, senza contare poi l'abuso di sigle ed acronimi. Forse costoro usano l'inglese per essere più moderni o semplicemente per pigrizia esterofila.

Ma il risultato è che l'abuso dell'inglese si accompagna a fenomeni di diminuzione della diffusione dell'italiano, che diventa sempre più debole". Insomma ormai non solo ci tolgono i contanti obbligandoci ad usare pure la carta per un caffè. Ci vogliono togliere pure l'italiano...

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