Ora Hitachi fa saltare il consiglio di Ansaldo

Si dimettono il capo azienda, il presidente e il suo vice. Le minoranze finiscono all'angolo

Ora Hitachi fa saltare il consiglio di Ansaldo

Hitachi fa decadere il cda di Ansaldo Sts, di cui è socio di maggioranza con il 50%. Ieri hanno presentato le dimissioni, oltre all'ad Stefano Siragusa (che lascia con una buonuscita complessiva di 3,2 milioni di euro), anche il presidente Alistair Dormer e la vicepresidente Karen Boswell. Il passo indietro dei tre, che arriva dopo altri due avvicendamenti in consiglio, ha provocato la decadenza dell'intero board che dovrà quindi essere rinnovato con l'assemblea del 3 maggio.

Quello di ieri è l'ennesimo scossone in azienda da quando i giapponesi di Hitachi hanno scalato la società dei trasporti di Finmeccanica avviando, poi, un'Opa controversa e oggi al centro di molteplici indagini che coinvolgono la Procura di Milano, ma anche il Tar del Lazio e la Consob.Perché dunque questa mossa in un contesto così complicato per l'azionista giapponese? Quando questo giornale è andato in stampa non erano state rese note ancora posizioni ufficiali da parte della società. Tuttavia, secondo una fonte vicina ai fondi di minoranza tutto ruoterebbe intorno agli indipendenti che componevano fino a ieri il cda e che non poco filo da torcere hanno dato ai giapponesi. Il consiglio di Ansaldo Sts era infatti costituito da 9 amministratori di cui 6 hanno attestato il possesso dei requisiti di indipendenza. Va ricordato, però, che in una seduta fiume del 30 dicembre, il cda si è spaccato a metà sulla valutazione del prezzo per la vendita della società. Quattro consiglieri hanno ritenuto che il prezzo dell'Opa (inizialmente a 9,5 euro), non fosse adeguato: in pratica, hanno contestato gli accordi tra Finmeccanica e Hitachi sul 40% di Ansaldo.

L'offerta di 9,5 euro ad azione è stata contestata dai consiglieri indipendenti Giovanni Cavallini, Giulio Gallazzi, Paola Giannotti, scelti dalle minoranze. Ma ai fini di quanto accaduto ieri va ricordato anche il voto contrario da parte di Bruno Pavesi, eletto nella lista votata da Finmeccanica d'intesa con Hitachi. Nonché la posizione degli altri due indipendenti Mario Garraffo e Alessandra Piccinino (cooptati in cda) che, pur giudicando favorevolmente il prezzo, hanno sottolineato che sarebbe «auspicabile» la distribuzione agli azionisti dell'utile maturato tra l'annuncio dell'operazione (24 febbraio 2015) e la data in cui verranno pagate le azioni.

Insomma, già da tempo era più che un sospetto che questo cda iniziasse a stare scomodo a Hitachi. Ora c'è da attendersi che alle tante battaglie in corso, si aggiungerà quella delle nomine. Da statuto il numero dei componenti del board (da definire in assemblea) può oscillare tra 7 e 13.

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