Pagamenti "lumaca", la Pa non perde il vizio. Restano ancora 50 miliardi di debiti da saldare

La Cgia: i comuni del sud tardano di oltre due mesi. Migliorano le Asl. La proposta: compensare con i crediti fiscali

Pagamenti "lumaca", la Pa non perde il vizio. Restano ancora 50 miliardi di debiti da saldare
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Passano gli anni ma il problema resta. La pubblica amministrazione resta sempre un cattivo pagatore anche se il debito è inferiore rispetto ai «tempi d'oro» e oggi ammonta a circa 50 miliardi di euro. Il problema è che da almeno 5 anni il valore non scende più e sono le piccole imprese a essere penalizzate, sottolinea la Cgia di Mestre. Come ha sottolineato anche la Corte dei Conti, la Pa sta usando l'astuzia: salda le fatture di importo maggiore entro i termini di legge , mantenendo così l'Indicatore di tempestività dei pagamenti (Itp) entro i limiti previsti dalla norma, ma ritarda intenzionalmente il saldo di quelle con importi minori. Spesso, poi, sono i dirigenti pubblici a stabilire unilateralmente quando i fornitori devono emettere la fattura in modo tale da essere sicuri di avere liquidità disponibile per saldarla.

Nella classifica delle amministrazioni pubbliche più in ritardo nelle liquidazioni spiccano i Comuni del Mezzogiorno. Nel 2023 la situazione più critica si è registrata a Napoli dove i fornitori sono stati pagati con 143 giorni di ritardo. Seguono Andria con 89,5 giorni di ritardo rispetto alla scadenza contrattuale, Chieti con 61,8 giorni, Reggio Calabria con 54,8, Agrigento con 53,5 e Isernia con 53 giorni. In miglioramento la situazione della sanità anche se situazioni critiche permangono sempre al Sud. In particolare, a Catanzaro (64,5 giorni di ritardo rispetto alla scadenza di 60 giorni), all'Asl Napoli 3 Sud con 27,78 giorni e al l'Asl di Foggia con 27 giorni. L'anno scorso nove ministeri su 15 hanno liquidato i propri fornitori in ritardo rispetto alle scadenze contrattuali. Maglia nera il ministero del Turismo con un ritardo di 39,72 giorni. Seguono l'Interno con 33,52, l'Università con +32,89 e la Salute con 13,60. Il più virtuoso, invece, è stato il ministero dell'Agricoltura con un anticipo di 17 giorni.

Per risolvere questa annosa questione l'Ufficio studi della Cgia

propone di normare la compensazione secca, diretta e universale tra i crediti certi liquidi ed esigibili maturati da una impresa nei confronti della Pa e i debiti fiscali e contributivi che la stessa deve onorare all'erario.

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