Parmalat, tornano le perquisizioni Per Lactalis-Usa indagato Tatò

Parmalat, tornano le perquisizioni Per Lactalis-Usa indagato Tatò

Le «visite» delle Fiamme Gialle sono scattate ieri mattina in Emilia e Lombardia: nel mirino le sedi di Parmalat, Lactalis Italia, Pricewaterhouse Coopers, Mediobanca e lo studio legale Durso Gatti e Bianchi con sedi a Milano, Roma e Bologna. È il primo atto dell'indagine penale condotta dalla Procura di Parma sull'acquisto da parte di Parmalat di Lactalis Usa. Il reato ipotizzato è appropriazione indebita, aggravata dall'abuso di autorità per una operazione già oggetto di una indagine Consob e di un procedimento civile richiesto dai soci di minoranza sull'amministrazione del colosso alimentare di Collecchio. L'indagine è coordinata dal pm Lucia Russo che avrebbe aperto il fascicolo già lo scorso ottobre.
Gli uomini della Guardia di Finanza di Parma e del Nucleo di polizia tributaria di Bologna hanno consegnato, prima di iniziare le perquisizioni ed il sequestro di documenti, un avviso di garanzia ai rappresentanti delle società, un atto dovuto, ma risulterebbero indagati anche altri dirigenti delle società coinvolte. Raggiunti da avvisi di garanzia il presidente di Parmalat Franco Tatò, l'ad Yvon Guerin e il direttore generale operativo Antonio Vanoli, oltre ai consiglieri Francesco Gatti, Marco Reboa e Antonio Sala. La conferma è arrivata in serata dallo stesso gruppo di Collecchio, che rimarca comunque di ritenere «corretto» il proprio operato e la «massima collaborazione» con gli inquirenti.
Nella sede centrale di Parmalat, gli uomini delle fiamme gialle sono arrivati alle 9,30 ed hanno lavorato per l'intera giornata. Pricewaterhouse Coopers, a sua volta ha precisato che il suo coinvolgimento è «limitato all'acquisizione, da parte della Guardia di Finanza, di documentazione» in merito «all'attività di revisione svolta sui bilanci di Parmalat».
L'indagine punta a fare chiarezza sul passaggio di Lactalis Usa a Parmalat, due società che appartengono al medesimo proprietario, la Bsa Sa, società lussemburghese della famiglia Besnier.

L'azienda americana fu acquistata a maggio con un passaggio «infragruppo» per oltre 900 milioni di euro, un esborso che di fatto prosciugò gran parte del tesoretto conquistato da Enrico Bondi dopo il crac dell'era Tanzi. L'acquisizione fece scattare prima una denuncia alla Consob da parte degli azionisti di minoranza di Parmalat e poi l'apertura di un procedimento civile presso il Tribunale di Parma con teste anche il presidente Tatò.

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