Economia e finanza

Peggiora la crisi del mattone cinese

Nomura e Jp Morgan: «Target di crescita a rischio». E il Wto bacchetta Pechino

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La crisi del mattone cinese si allarga sempre di più. Il colosso finanziario Zhongrong International Trust, secondo quanto rivela Bloomberg, ha mancato i pagamenti su dozzini di prodotti. La miccia di tutto sono gli scricchiolii sempre più sinistri del mercato immobiliare, partiti pochi giorni fa con le cedole non pagate di due bond, per 22,5 milioni totali, da Country Garden, il principale sviluppatore immobiliare cinese in profonda crisi finanziaria.

La valanga immobiliare si è riversata su Zhongrong, che ha infatti bloccato i rimborsi su alcuni strumenti di investimento a breve termine (si parla di almeno 30 prodotti) per un prosciugamento della liquidità disponibile e al momento non avrebbe piani per tamponare la situazione che pare più grave del previsto. Subito è scattata l'ansia tra gli investitori retail sui timori di un contagio a tutto il settore finanziario, dal momento che l'economia cinese sta vivendo un rallentamento. Ombre che rendono pesanti le Borse asiatiche: ieri, infatti, Tokyo ha perso l'1,5%, Seul l'1,8%, mentre Hong Kong arretra dell'1,36%, Shanghai dello 0,8% e Shenzhen dello 0,9 per cento. Le autorità cinesi intanto apriranno una task force per approfondire la possibilità di un contagio.

I problemi cinesi sono diversi: alle ultime cifre macro negative sulla produzione industriale si è aggiunto il dato di luglio sui prezzi delle case in calo dell 0,2 per cento. E, dopo il record negativo di giugno al 21,3%, lo Stato-partito guidato da Xi Jinping ha bloccato la pubblicazione dei dati sulla disoccupazione giovanile. Il Paese, che è finito in deflazione a giugno, ha incassato martedì un taglio dei tassi d'interesse della banca centrale, che tuttavia non è bastato a convincere i mercati. Le turbolenze, secondo le banche d'affari Nomura e Jp Morgan, potrebbero mettere a rischio l'obiettivo annuale di crescita di «circa il 5%» per l'anno in corso.

Ipotesi tuttavia rigettata dal governo cinese, che invece promette di raggiungere gli obiettivi attraverso lo stimolo di domanda interna e investimenti. «Sarà un processo accidentato e tortuoso», ma i critici occidentali «alla fine saranno sicuramente smentiti», ha tuonato il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin durante il briefing quotidiano, lamentando che «un certo numero di politici e di media occidentali hanno esaltato i problemi nel processo di ripresa economica post-pandemica della Cina».

Nel frattempo, è arrivata anche una bacchettata della World Trade Organization, per la quale le tariffe imposte da Pechino su una serie di prodotti Usa in risposta ai dazi di Washington su acciaio e alluminio violano le regole del commercio internazionale.

Ieri, la Federal Reserve ha comunicato che la produzione industriale americana è cresciuta dell'1% a luglio (-0,2% su un anno fa). E dai verbali della banca centrale della riunione del 25 e 26 luglio, pubblicati ieri in serata, è emerso che i rischi al rialzo per l'inflazione sono «significativi» e questo potrebbe richiedere ulteriori rialzi dei tassi di interesse. E questo può avvenire nonostante i membri dell'istituto guidato da Jerome Powell temano che le condizioni finanziarie più stringenti possano causare un rallentamento della crescita maggiore delle attese.

Nasdaq ed S&P 500 hanno girato in negativo dopo la pubblicazione dei verbali.

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