La "super-pensione" con il Tfr: cosa può cambiare

Sul tema pensione, importanti novità riguardano il Tfr. Ma non sarà l'unica: ecco cosa può succede con Quota 102 e Opzione donna

La "super-pensione" con il Tfr: cosa può cambiare

In attesa della riforma sulle pensioni, nel 2023 il Tfr (Trattamento di fine rapporto) potrebbe essere considerato a tutti gli effetti una pensione aggiuntiva per i lavoratori che raggiungono l'età per staccardi dal mondo del lavoro.

Cos'è il silenzio-assenso

Tra un anno, infatti, tornerà in vigore il meccanismo del "silenzio-assenso": a sei mesi dall'andare in pensione, i lavoratori dovranno comunicare alla propria azienda se vorranno mantenere il tfr o se la loro liquidazione sarà versata automaticamente nel fondo pensione. Chi non ne avrà uno, potrà accumulare la somma di denaro nel cosiddetto "fondo Cometa", che sostituisce il fondo dell'Inps per tutti coloro i quali non hanno un fondo pensione. La decisione su questo meccanismo è emerso nel confronto tra governo e sindacati sulla nuova riforma del sistema pensionistico che dovrebbe, finalmente, essere stabilita primavera.

I precedenti

Come si legge sul Messaggero, c'è un precedente che riguarda il silenzio-assenso ed è datato 2007: anche quell'anno furono dati sei mesi di tempo per decidere la scelta da effettuare. In quell'occasione ci furono "ben 1,5 milioni i lavoratori che aderirono ai fondi pensione", ha affermato Domenico Proietti, segretario confederale della Uil. Questa iniziativa, però, "dovrà essere accompagnata da una campagna di informazione ed educazione finanziaria", afferma al quotidiano Ignazio Ganga, segretario confederale della Cisl. Bisognerà capire se questa misura si potrà applicare a tutte le imprese o solo a quelle piccole con dipendenti inferiori ai 50. Infatti, in questo caso il Tfr viene deciso dall'azienda, in quelle più grandi c'è il trasferimento automatico a quello statale. Ecco perché i sei mesi serviranno soprattutto alle piccole imprese, le quali sarebbero facilitate in questo percorso.

L'età pensionistica

Oltre al Tfr, si è parlato d'altro: la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro, il pensionamento anticipato. Come abbiamo già trattato sul Giornale.it, i sindacati hanno proposto nuovamente la possibilità di uscire a 62 anni con 41 di contributi. Attualmente, però, c'è in vigore Quota 102 che vale per chi quest'anno compirà 64 anni di età ed avrà maturato 38 anni di contributi (di cui almeno 35 di contribuzione effettiva). La misura è ormai entrata pienamente in vigore andando a sostituirsi, secondo quando introdotto dalla Legge di bilancio dello scorso dicembre, alla precedente Quota 100.

È per questo che il governo ipotizza questa misura ricalcolandola in base ai contributi versati, una specie di Opzione donna: pensione alle nate nel 1962 (se autonome) e nel 1963 sempre, ovviamente, con in calcolo contributivo.

Accanto a queste decisioni, la discussione è aperta per definire i "coefficienti di trasformazione", quel numero che trasforma i contributi versati in assegno pensionistico. La nuova proposta prevede la scelta sull'anno di nascita e non, come accade oggi, su quando si lascia il mondo del lavoro.

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