Economia

Scatta la caccia ai furbi delle pensioni: cosa può accadere

Riparte la macchina dei controlli con l'invio dei certificati di esistenza in vita

Scatta la caccia ai furbi delle pensioni: cosa può accadere

Possono nuovamente riprendere i controlli da parte dell'Inps sulle pensioni all'estero per gli anni 2020 e 2021. Una ripartenza fissata inizialmente a gennaio ma che, a causa della prosecuzione dell'emergenza sanitaria, è stata per l'appunto spostata a maggio.

Lo scopo di tali verifiche, introdotte nel 2012, è quello di accertare l'esistenza in vita dei beneficiari degli assegni per evitare di erogare dei pagamenti non più dovuti e stanare eventuali furbetti che tentano di fare cassa a danno dell'Ente. In genere si tratta di congiunti o persone di fiducia dei pensionati defunti, che sfruttano la mancata interruzione dei versamenti dopo la morte del diretto interessato per appropriarsi indebitamente del denaro.

I numeri

Secondo i dati ufficiali sono circa 350mila gli italiani che ricevono la pensione all'estero, percependo complessivamente assegni per poco più di un miliardo di euro. Le verifiche dell'Inps si starebbero indirizzando ora su 100mila pensionati residenti in Europa (63.487), in Oceania (oltre 32mila) ed in Africa (3800). Gli addetti alle verifiche stimano che mediamente si riesca a stanare un pagamento non dovuto ogni dieci casi presi in esame: ciò significa che il controllo ora in atto su meno di 1/3 del totale dei pensionati all'estero (100mila) potrebbe potenzialmente portare a galla circa 10mila casi.

La cosiddetta Fase 2, in programma tra gennaio/giugno 2021, aveva subito uno slittamento a causa del perdurare della pandemia:"Si differisce di quattro mesi l’avvio della campagna di verifica, programmato a gennaio 2021. Pertanto, Citibank NA avvierà la spedizione dei moduli di richiesta di attestazione dell’esistenza in vita la prima settimana di maggio 2021 e tale modulistica dovrà pervenire alla banca entro il 7 settembre 2021", si leggeva nella circolare 225 dell'Inps. È Citibank, quindi, a prendere in carico i pagamenti fuori dal territorio nazionale, e ad occuparsi di effettuare le verifiche. Il primo passo è l'invio dei certificati di esistenza in vita, che devono essere compilati dai diretti interessati e quindi rispediti al mittente entro il mese di ottobre. Se così non fosse, il pensionato potrà effettuare di persona il ritiro in contanti della cifra spettante presso un'agenzia della Western Union, esibendo allo sportello i documenti personali come ulteriore elemento di prova: in caso contrario il versamento si interromperebbe a partire da novembre.

L'interruzione dei controlli

La pandemia aveva già portato ad una sospensione delle verifiche per l'anno 2020, avviate nei confronti di 130mila pensionati distribuiti in tutto il mondo (tra residenti nei Paesi del sud America, del centro America, del nord America, dell'Asia, dell'estremo Oriente, della Scandinavia e dell'est Europa), che si sarebbero in teoria dovute concludere a febbraio.

La proroga di 3 mesi concessa dall'Inps è tuttavia scaduta lo scorso 7 maggio: ciò significa che la sospensione del pagamento in caso di non avvenuta spedizione del certificato di esistenza in vita scatterà a luglio.

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