Pensioni, chi può andar via prima: tutte le patologie per lasciare tutto

Si apre oggi il tavolo tra il ministero del Lavoro e i sindacati. Sotto i riflettori, le modalità di pensioni anticipate. Ecco tutte le possibilità di riforma del sistema

Pensioni, chi può andar via prima: tutte le patologie per lasciare tutto

Ritirarsi in modo anticipato dal lavoro spesso è un diritto. Ciò vale per i lavoratori fragili, i precoci, o per chi si occupa di famigliari con handicap. Ecco solo alcune delle modalità di pensione anticipata al vaglio del governo. I giallorossi sono alle prese con la riforma delle pensioni. Oggi, si parte con un incontro tra il ministero del Lavoro e i sindacati (Cgil, Cisl e Uil). Sul tavolo, come andare in pensione prima dei 67 anni previsti dalla Legge Fornero, una misura che tornerà in voga una volta scaduta l’arcinota Quota 100. Visti i tempi stretti per la legge di Bilancio, il ministero ha proposto di discutere delle materie più urgenti. Tra queste, in cima alla lista dei sindacati, c’è Quota 41.

Oltre alla sicura proroga, per il prossimo anno, dell’Ape sociale e di Opzione donna, c'è infatti la possibile estensione dell’opportunità di andare in pensione con 41 anni di contribuzione per quei lavoratori che saranno riconosciuti in condizione di fragilità, come ad esempio i cardiopatici, i malati oncologici e gli immunodepressi.

La questione al momento non è chiara. Ma potrebbe essere agganciata alla condizione sanitaria già prevista per ottenere l’Ape sociale. Occorre ricordare che, attualmente, come ricorda Il Messaggero, possono andare in pensione a prescindere dall’età coloro che hanno versato 41 anni di contributi, di cui 12 mesi prima dei 19 anni. Questi lavoratori precoci devono avere, però, anche determinati requisiti: essere disoccupati a seguito di un licenziamento e aver terminato di usufruire dell’indennità di disoccupazione da almeno tre mesi. Poi devono possedere un’invalidità certificata pari o superiore al 74%. Prendersi cura da almeno sei mesi di un famigliare con handicap grave al momento della domanda di pensione. Oppure essere lavoratori addetti a mansioni gravose e usuranti.

I sindacati fremono. E hanno presentato all’esecutivo una richiesta sulla quale il governo sta riflettendo. Si parla dell’eliminazione di questi requisiti, al fine di permettere a tutti i lavoratori considerati precoci di accedere alla pensione anticipata. La misura verrebbe poi allargata anche a tutti i lavoratori fragili.

Ma le novità sul fronte delle pensioni non sono finite. Tra le misure al vaglio prende spazio un’altra ipotesi. Si parla, infatti, di estendere anche ai lavoratori delle imprese con meno di mille dipendenti i contratti di solidarietà espansiva per accompagnare le persone dal lavoro alla pensione, creando opportunità occupazionali per i più giovani. Si ipotizza, poi, l’adozione di un sistema misto per quanto riguarda l’isopensione, ovvero lo scivolo verso la pensione pagato ora interamente dall’azienda fino alla maturazione del diritto del lavoratore.

L’isopensione è stata introdotta dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nel 2012. È una forma di accompagnamento alla pensione, pagata dalle aziende con più di 15 dipendenti. Con questa formula il lavoratore smette di lavorare e riceve un importo pari a quanto maturato al momento dell’esodo. Beneficia del versamento dei contributi pieni (che pagherà l’impresa per intero) fino a che non matura il vero assegno pensionistico.

Per questa ragione Cgil, Cisl e Uil chiedono di prevedere tre anni di Naspi in modo da ridurre il peso per le aziende che al momento hanno utilizzato questo meccanismo molto poco perché considerato troppo costoso.

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