"Per le pensioni anticipate è possibile un piano di interventi calibrati su tre tipologie. Potrebbe essere leggermente penalizzato chi esce spontaneamente, mentre si dovrebbero prevedere aiuti ai disoccupati. Per le ristrutturazioni, invece, potrebbe pagare l’azienda". Lo dice in un’intervista al Messaggero il sottosegretario Tommaso Nannicini, spiegando che "al momento è solo una delle ipotesi allo studio, ma potrebbe far quadrare il cerchio tra flessibilità e sostenibilità della finanza pubblica. Ci sono tre categorie. La prima è quella delle persone che hanno una preferenza ad andare in pensione prima, ad esempio la nonna dipendente pubblica che vuole accudire i nipotini. La seconda è quella di chi ha necessità di andare in pensione anticipatamente, in quanto ha perso il lavoro e non ha ancora i requisiti d’uscita. La terza categoria sono i lavoratori che l’azienda vuole mandare in pensione prima per ristrutturare l’organico aziendale", spiega Nannicini.
"Si potrebbe provare a creare un mercato di anticipi pensionistici, che oggi non c’è, coinvolgendo governo, Inps, banche, assicurazioni. In questo schema - prosegue - la prima categoria può andare in pensione ma con una penalizzazione leggermente più forte. Alla seconda categoria la penalizzazione gliela paga in buona parte lo Stato. Per la terza sono le aziende a coprire i costi dell’anticipo. In sintesi non sarebbe lo Stato a versare l’anticipo, ma si limiterebbe a coprire una parte dei costi con un’assicurazione a garanzia del rischio morte". Nell’intervista il sottosegretario esclude un intervento sulle pensioni di reversibilità.
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