Trucco sugli assegni delle pensioni. Quando scattano i ricalcoli

Con la rivalutazione scattano gli adeguamenti in positivo sulle pensioni. Ma solo dal 2021. Ecco la "trappola" nei cedolini del prossimo anno

Trucco sugli assegni delle pensioni. Quando scattano i ricalcoli

Le pensioni del 2020 si muoveranno su due binari: quello dei tagli e quello dei conguagli. Di fatto gli assegni come è noto subiranno una mini rivalutazione legata al costo della vita con un adeguamento allo 0,4 per cento rispetto al 2019. L'importo esatto però su cui fissare i nuovi ratei sarà noto con certezza numerica il prossimo 18 gennaio. E in questo quadro è probabile già attendersi un adeguamento positivo per milioni di assegni. E questo conguaglio col segno più però arriverà solo con il primo accredito che scatterà il 1° gennaio del 2021. Ovvero tra esattamente 12 mesi. Una scelta che di fatto stona un po' con quanto fatto invece nel corso del 2019. Infatti la manovra approvata a dicembre del 2018 per l'anno 2019 aveva previsto una rivalutazione piena per gli assegni. Poi un decreto ha prorogato il blocco degli adeguamenti degli assegni fissandoli con le seguenti soglie: per le pensioni superiori a 3 volte il minimo e inferiori a 4 la rivalutazione sarà del 97%, del 77% per gli importi tra 4 e 5 volte il minimo, del 52% tra 5 volte e 6 volte il minimo, del 47% oltre 6 volte, del 45 oltre 8 volte e solo del 40% oltre 9 volte il minimo.

Questa "scaletta" ha immediatamente corretto in negativo l'importo degli assegni che di fatto hanno invece subito un conguaglio in negativo. Ma l'Inps non ha atteso un anno per l'accredito. Già dal 1° aprile 2019, come ricordava il Sole24 Ore, è scattato il recupero delle somme dai cedolini delle pensioni. Insomma quando c'è da aumentare l'importo, i pensionati possono attendere, quando invece c'è da dare una sforbiciata all'assegno allora la macchina statale si mette subito in moto prendendo in mano le cesoie. Le rivalutazioni delle pensioni per il 2020, come ha ricordato già ilGiornale, hanno il sapore della beffa. Gli aumenti ammonteranno ad una manciata di euro che poco cambieranno il potere di acquisto dei pensionati. Come ha infatti ricordato Italia Oggi, solo nel 2021 si potrà passare all'incasso per ottenere l'aumento dovuto. In questo quadro poi vanno ricordati anche i tagli alle pensioni d'oro che, a differenza del blocco sulle rivalutazioni che è modificabile di anno in anno, ha una validità complessiva di ben cinque anni e dunque anche nel 2020 migliaia di pensionati si troveranno una sforbiciata pesante sul rateo. I tagli vengono applicati a tutti i pensionati che percepiscono un assegno annuale che supera i 100mila euro con tagli tra il 15 e il 40 per cento per la parte eccedente la soglia fissata da cinque scaglioni. I tagli infatti sono del del 15%: tra 100.000€ e 129.999,99€ (lordi); del 20%: tra 130.000€ e 199.999,99€ (lordi); del 25%: tra 200.000€ e 349.999,99€ (lordi); del 30%: tra 350.000€ e 499.999,99€; del 40%: superiore a 500.000€.

Insomma il 2020 sul fronte pensioni sarà difficile e la mina degli assegni sempre più bassi per chi non lavora più potrebbe esplodere sotto il governo che sul fronte previdenziale è già in piena guerra con i sindacati e vive di promesse mai mantenute...

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