Il segretario del Pd Matteo Renzi è alle prese con un problema che gli toglie il sonno: si sta interrogando su come impostare una campagna elettorale che secondo gli ultimi sondaggi non lo vede favorito. Dopo lunghe riflessioni, l'ex premier sembra adesso aver individuato l'asso nella manica che potrebbe, spera, far sovvertire i pronostici: il nuovo «must» è cavalcare la ripresa economica.
Prendendo la palla al balzo degli ultimi dati del Pil - che segnano un aumento dello 0,4% nel secondo trimestre dell'anno rispetto ai tre mesi precedenti e dell'1,5% sullo stesso periodo dell'anno scorso- il giovin Matteo avrebbe così trovato l'alibi giusto per nascondere le tante magagne dentro il partito. Basta sentirlo parlare in questi giorni: il merito della congiuntura tornata finalmente positiva è solo del governo da lui guidato. Nonostante qualche neo, a cominciare dall'emergenza lavoro giovanile e, checché ne dica il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, dalla fuga dei cervelli all'estero, Renzi non ha dubbi. Ben spalleggiato, tanto per cambiare, da Maria Elena Boschi che ha parlato dei «frutti del lavoro paziente e tenace sulla flessibilità e sulla crescita», l'ex sindaco di Firenze non si sente più incompreso perché Gentiloni raccoglie quanto era stato da lui seminato.
A parte il fatto che gli italiani hanno dovuto attendere fin troppo questa benedetta ripresa, Renzi si è però dimenticato di aggiungere che comunque in Europa siamo sempre nel gruppetto dei fanalini di coda. Non solo: il cambio di marcia non è un'esclusiva «made in Italy» per la semplice ragione che c'è stato un po' dappertutto, persino nella povera Grecia data per spacciata appena un paio di anni fa quando la sua uscita dall'Unione europea pareva ineluttabile. Adesso persino il pianto greco non è più a dirotto: per la prima volta dal 2006 il Pil di Atene è cresciuto nei primi due trimestri del 2017, quello stesso arco di tempo che ha fatto gonfiare il petto a Renzi: un aumento dello 0,6% che, questo sì, è davvero un miracolo. Non è un caso che anche il premier Alexis Tsipras in netto svantaggio nei sondaggi sul centrodestra ma in grado di recuperare con le elezioni fissate nell'autunno del 2019 abbia giocato la carta della svolta economica. Intendiamoci, lui qualche ragione ce l'ha perché fino a poco tempo fa tutti parlavano di «default» ellenico e di Grexit.
Se il segretario del Pd si sofferma oggi su una realtà che ha smentito i gufi e le fake news, cosa dovrebbe dire allora il leader di Syriza? Stando così le cose non è neppure escluso che un giorno finiremo per scoprire che con la ripresa Matteo c'entri ben poco: magari è tutto merito della Merkel.
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