Economia

Peroni corteggiata dai giapponesi

In vista della fusione con Ab Inbev, Sab Miller potrebbe vendere il marchio italiano. Lo vuole Asahi per 3,1 miliardi

Un vero e proprio risiko della birra quello che fa da sfondo alla mega fusione fra i colossi SabMiller e Ab Inbev. Merger fra giganti che punta ad ottenere il 30% del mercato mondiale della bionda. Una maxi-operazione, che tecnicamente sarebbe un'acquisizione da parte di Ab Inbev, che vede al centro lo storico marchio italiano Peroni e che ora vede spuntare, proprio nelle vesti di compratore di Peroni, la giapponese Ashai. Lo scenario è complesso.Il 13 ottobre scorso Ab Inbev, proprietaria fra gli altri anche del marchio Corona, annunciava l'accordo per l'acquisizione di SabMiller, per 104 miliardi di dollari. Alla creazione del mega polo della birra manca però il via libera Ue. E proprio per questo, per alleggerire il portafoglio marchi e non cadere nella tagliola antitrust Ab Inbev si appresta e cedere 2 brand della scuderia SabMiller: Peroni appunto, e l'olandese Grolsch. Per le quali spunta l'offerta della giapponese Ashai: 400 miliardi di yen, pari a 3,12 miliardi di euro. Una mossa che - secondo le indiscrezioni - dovrebbe essere fatta la prossima settimana. Asahi Group Holdings punterebbe a crearsi un punto d'appoggio in Europa, dove la sua presenza è debole, cercando in questo modo di fronte alla competizione su questo mercato, ormai dominata da produttori sempre più grandi. Nella gara per i due marchi ci si attende che scendano in campo anche molti produttori di birra stranieri e fondi di investimento. Se dovesse andare in porto l'offerta di Asahi, si tratterebbe del maggior acquisto oltreoceano della storia da parte di un produttore di birre giapponese, superando i circa 2,57 miliardi di euro spesi da Kirin Holdings nel 2009 per acquistare il produttore australiano Lion Nathan. Sinonimo del made in Italy, Peroni è stata acquistata da SabMiller nel 2003. Fondata nel 1846 la bionda, salita alle cronache con lo slogan «Chiamami Peroni, sarò la tua birra», ha accompagnato l'Italia in alcune delle sue tappe storiche maggiori. Fino ad entrare nelle case degli italiani con il boom economico degli anni Sessanta e le pubblicità con modelle, rigorosamente bionde, che hanno conquistato l'immaginario collettivo. Eppure quando è stata fondata, Peroni è stata una vera e propria scommessa per Francesco Peroni. I consumi di birra pro capite allora in Italia erano ridotti: 0,7 litri contro gli oltre 200 della Baviera. Una scommessa che si è rivelata di successo: Peroni è stata in grado di affermarsi nel mondo della birra, anche grazie al marchio Nastro Azzurro.

E ora si appresta a cambiare di nuovo proprietà.

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