Economia

Petrolio di nuovo giù Le tensioni tra Cina e Usa ora passano dal greggio

Pechino pronta a caricare 20 milioni di barili americani. Domani la riunione Opec

Petrolio di nuovo giù Le tensioni tra Cina e Usa ora passano dal greggio

Il petrolio usato come lubrificante nei rapporti con gli Stati Uniti. Il vecchio barile di greggio, che può valer più delle maratone negoziali, torna sotto i riflettori. La Cina (nella foto il presidente Xi Jinping) ha ordinato alle sue major di tenersi pronte a caricare le navi, a cavallo fra questo mese e il prossimo, con 20 milioni di barili Usa. Un quantitativo che non è passato inosservato ieri sui mercati, dove il Brent è scivolato sotto i 45 dollari. Un'altra diga saltata, un altro colpo alle residue speranze di avere sotto i piedi terreno fertile per una risalita fino a quota 80. Più probabile, prevedono gli analisti, una discesa dei prezzi a 30 dollari. Nulle le possibilità di un rimbalzo dalla riunione di domani dell'Opec+, alla prese peraltro con la grana del mancato rispetto dei tagli da parte di Irak e Nigeria.

L'andamento delle quotazioni, tuttavia, ha al momento un'importanza relativa per le due super-potenze, alle prese con un irrigidimento dei rapporti. Generato sostanzialmente dalle accuse rivolte da Washington a Pechino di essere responsabile della diffusione del Covid-19, dagli squilli di rivolta ad Hong Kong e dalla proliferazione dei ban a carico di aziende cinesi sospettate dall'amministrazione Trump di rubare i dati sensibili degli americani. Tensioni, foriere di nuovi dazi, che sembravano aver raggiunto l'acme con l'annullamento della videoconferenza di Ferragosto, la prima presa di contatto fra le parti a sei mesi dalla firma dell'accordo di Fase Uno con cui il Dragone si è impegnato ad acquistare beni Usa per un valore di 200 miliardi di dollari nei prossimi due anni in cambio della rimozione di alcune tariffe punitive a stelle e strisce. La pandemia e la lunga clausura collettiva avevano però finora impedito di rispettare i patti. La Reuters ha calcolato che a metà anno appena il 5% del target era stato raggiunto dal Paese orientale. Adesso, la macchina degli ordini dell'ex Impero Celeste pare di nuovo in moto: una vendita di 126mila tonnellate di soia è stata registrata nelle ultime ore nei libri contabili del dipartimento Usa dell'Agricoltura, e i produttori di petrolio americano stanno appunto preparandosi a consegnare i 20 milioni di barili chiesti da Pechino.

Sembrerebbero i primi segnali di riavvicinamento dopo settimane di tensioni. Di sicuro, la Cina non soffre di miopia da coronavirus. Le mosse degli ultimi mesi sono sempre state propedeutiche al momento in cui la ripresa arriverà. E queste mosse hanno proprio riguardato il petrolio. In luglio, le importazioni di greggio hanno superato i 12 milioni di barili al giorno, il 25% in più rispetto allo stesso mese dello scorso anno, mentre nei primi sei mesi l'import è cresciuto del 10% nonostante il lockdown. Non solo. Sfruttando i prezzi bassi, già in aprile le raffinerie avevano accumulato ingenti scorte in previsione di consumi per il diesel che quest'anno potrebbero crescere fra i 60 e i 90mila barili al giorno, per toccare un record di 3,8-4,1 milioni di barili al giorno. I motivi? La futura recovery e gli stimoli governativi delle attività infrastrutturali aumenteranno la sete di gasolio.

Ma c'entra anche il boom del commercio elettronico: tanto digitale e innovativo fino al momento degli ordini, quanto decisamente tradizionale all'atto delle consegne, sempre affidate a mezzi di trasporto su gomma.

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