Ma Piazza Affari ha vissuto crolli peggiori

Nel 2012 listini a picco altre cinque volte. Però si sono sempre ripresi

Ma Piazza Affari ha vissuto crolli peggiori

Fenomeni di panico collettivo, perfino di isteria di massa, se ne sono sempre visti sui mercati azionari. La ra­zionalità, del resto, non è proprio nel dna degli investitori. E dunque la rea­zione emotiva di ieri di Piazza Affari, comunque non drammatica, andrà meglio valutata nei prossimi giorni. Ma di sicuro, i grafici 2012 di Borsa e spread offrono un formidabile riassun­to di un anno vissuto pericolosamente in sella a quel cavallo pazzo che è la cri­si del debito sovrano e sotto il segno dell’austerity.

Anche se il Ftse-Mib,l’indice più rap­presentativo di Piazza Affari, è sostan­zialmente allineato ai livelli di inizio anno (la perdita è inferiore al punto percentuale), sono stati quasi 12 mesi di forti turbolenze. L’illusorio rally tra gennaio e marzo, quando le quotazio­ni non esprimevano le criticità ancora ben presenti nell’Eurozona e i venti di crisi economica sempre più forti, ha iniziato a infrangersi il 10 di aprile sul­lo scoglio di un crollo del 5% provoca­to dai timori legati all’ammorbidimen­to della riforma del mercato del lavo­ro. Quello stesso giorno, il differenzia­le tra i Bot e i Bund tedeschi, dopo aver toccato a metà marzo un minimo di 250 punti, rimbalzava fino a quota 400. E per la prima volta, sembrava in­cri­narsi la luna di miele tra Mario Mon­ti e i mercati, fino ad allora convinti dei poteri taumaturgici del Professore.

Un altro scivolone, questa volta tut­to di matrice tedesca, si è poi verificato verso la fine di giugno: l’ennesimo nein di Angela Merkel agli Eurobond faceva vacillare la Borsa del 4%. Le po­sizio­ni intransigenti espresse da Berli­no in ogni consesso internazionale so­no state illeit motiv che ha scandito l’anno in corso. E con l’ostinazione te­desca su quasi tutti i fronti aperti, i mer­cati hanno dovuto costantemente mi­surarsi, mentre sullo sfondo appariva ancora irrisolto il dossier Grecia ed esplodeva la crisi spagnola. Le difficol­tà di Madrid, venute chiaramente a gal­la lo scorso luglio, avevano d’altra par­te indotto Monti, solitamente assai cauto nelle dichiarazioni, a dire che «nell’euro zona il contagio è incorso». Era il 20 luglio: giù la Borsa, con vendi­te a pioggia che determinavano un crollo del 4,4%, espread in volo a 500 punti.

Ma il punto più basso viene toccato da Piazza Affari all’inizio di agosto, quando il presidente della Bce, Mario Draghi, non arma il cosiddetto bazoo­ka anti-crisi. L’assenza di misure di contrasto alla febbre da spread provo­ca una caduta degli indici milanesi del 4,6% e vistosi arretramenti su tutti i li­stini europei. L’impressione dei mer­cati è che, alla fine, abbia prevalso la li­nea della Bundesbank , la banca centra­le tedesca, fortemente contraria a riat­tivare un «ammortizzatore»come l’ac­quisto da parte dell’Eurotower dei bond dei Paesi in difficoltà. Draghi riu­scirà qualche tempo dopo a imporre la propria linea, favorendo un recupero delle quotazioni.

Insomma: durante il 2012 si sono re­gistrati cinque rovesci borsistici, con il contestuale surriscaldamento dei dif­ferenziali di rendimento, ben più gra­vi di quello di ieri. E quasi tutti determi­nati da fattori esterni.

Senza dimenti­care che a frenare i mercati è stata in buona misura anche la crisi economi­ca che ha colpito gran parte di Eurolan­dia.

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