Ma Piazza Affari ha vissuto crolli peggiori
11 Dicembre 2012 - 08:10Nel 2012 listini a picco altre cinque volte. Però si sono sempre ripresi
Fenomeni di panico collettivo, perfino di isteria di massa, se ne sono sempre visti sui mercati azionari. La razionalità, del resto, non è proprio nel dna degli investitori. E dunque la reazione emotiva di ieri di Piazza Affari, comunque non drammatica, andrà meglio valutata nei prossimi giorni. Ma di sicuro, i grafici 2012 di Borsa e spread offrono un formidabile riassunto di un anno vissuto pericolosamente in sella a quel cavallo pazzo che è la crisi del debito sovrano e sotto il segno dell’austerity.
Anche se il Ftse-Mib,l’indice più rappresentativo di Piazza Affari, è sostanzialmente allineato ai livelli di inizio anno (la perdita è inferiore al punto percentuale), sono stati quasi 12 mesi di forti turbolenze. L’illusorio rally tra gennaio e marzo, quando le quotazioni non esprimevano le criticità ancora ben presenti nell’Eurozona e i venti di crisi economica sempre più forti, ha iniziato a infrangersi il 10 di aprile sullo scoglio di un crollo del 5% provocato dai timori legati all’ammorbidimento della riforma del mercato del lavoro. Quello stesso giorno, il differenziale tra i Bot e i Bund tedeschi, dopo aver toccato a metà marzo un minimo di 250 punti, rimbalzava fino a quota 400. E per la prima volta, sembrava incrinarsi la luna di miele tra Mario Monti e i mercati, fino ad allora convinti dei poteri taumaturgici del Professore.
Un altro scivolone, questa volta tutto di matrice tedesca, si è poi verificato verso la fine di giugno: l’ennesimo nein di Angela Merkel agli Eurobond faceva vacillare la Borsa del 4%. Le posizioni intransigenti espresse da Berlino in ogni consesso internazionale sono state illeit motiv che ha scandito l’anno in corso. E con l’ostinazione tedesca su quasi tutti i fronti aperti, i mercati hanno dovuto costantemente misurarsi, mentre sullo sfondo appariva ancora irrisolto il dossier Grecia ed esplodeva la crisi spagnola. Le difficoltà di Madrid, venute chiaramente a galla lo scorso luglio, avevano d’altra parte indotto Monti, solitamente assai cauto nelle dichiarazioni, a dire che «nell’euro zona il contagio è incorso». Era il 20 luglio: giù la Borsa, con vendite a pioggia che determinavano un crollo del 4,4%, espread in volo a 500 punti.
Ma il punto più basso viene toccato da Piazza Affari all’inizio di agosto, quando il presidente della Bce, Mario Draghi, non arma il cosiddetto bazooka anti-crisi. L’assenza di misure di contrasto alla febbre da spread provoca una caduta degli indici milanesi del 4,6% e vistosi arretramenti su tutti i listini europei. L’impressione dei mercati è che, alla fine, abbia prevalso la linea della Bundesbank , la banca centrale tedesca, fortemente contraria a riattivare un «ammortizzatore»come l’acquisto da parte dell’Eurotower dei bond dei Paesi in difficoltà. Draghi riuscirà qualche tempo dopo a imporre la propria linea, favorendo un recupero delle quotazioni.
Insomma: durante il 2012 si sono registrati cinque rovesci borsistici, con il contestuale surriscaldamento dei differenziali di rendimento, ben più gravi di quello di ieri. E quasi tutti determinati da fattori esterni. Senza dimenticare che a frenare i mercati è stata in buona misura anche la crisi economica che ha colpito gran parte di Eurolandia.
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