Fenomeni di panico collettivo, perfino di isteria di massa, se ne sono sempre visti sui mercati azionari. La razionalità, del resto, non è proprio nel dna degli investitori. E dunque la reazione emotiva di ieri di Piazza Affari, comunque non drammatica, andrà meglio valutata nei prossimi giorni. Ma di sicuro, i grafici 2012 di Borsa e spread offrono un formidabile riassunto di un anno vissuto pericolosamente in sella a quel cavallo pazzo che è la crisi del debito sovrano e sotto il segno dell’austerity.
Anche se il Ftse-Mib,l’indice più rappresentativo di Piazza Affari, è sostanzialmente allineato ai livelli di inizio anno (la perdita è inferiore al punto percentuale), sono stati quasi 12 mesi di forti turbolenze. L’illusorio rally tra gennaio e marzo, quando le quotazioni non esprimevano le criticità ancora ben presenti nell’Eurozona e i venti di crisi economica sempre più forti, ha iniziato a infrangersi il 10 di aprile sullo scoglio di un crollo del 5% provocato dai timori legati all’ammorbidimento della riforma del mercato del lavoro. Quello stesso giorno, il differenziale tra i Bot e i Bund tedeschi, dopo aver toccato a metà marzo un minimo di 250 punti, rimbalzava fino a quota 400. E per la prima volta, sembrava incrinarsi la luna di miele tra Mario Monti e i mercati, fino ad allora convinti dei poteri taumaturgici del Professore.
Un altro scivolone, questa volta tutto di matrice tedesca, si è poi verificato verso la fine di giugno: l’ennesimo nein di Angela Merkel agli Eurobond faceva vacillare la Borsa del 4%. Le posizioni intransigenti espresse da Berlino in ogni consesso internazionale sono state illeit motiv che ha scandito l’anno in corso. E con l’ostinazione tedesca su quasi tutti i fronti aperti, i mercati hanno dovuto costantemente misurarsi, mentre sullo sfondo appariva ancora irrisolto il dossier Grecia ed esplodeva la crisi spagnola. Le difficoltà di Madrid, venute chiaramente a galla lo scorso luglio, avevano d’altra parte indotto Monti, solitamente assai cauto nelle dichiarazioni, a dire che «nell’euro zona il contagio è incorso». Era il 20 luglio: giù la Borsa, con vendite a pioggia che determinavano un crollo del 4,4%, espread in volo a 500 punti.
Ma il punto più basso viene toccato da Piazza Affari all’inizio di agosto, quando il presidente della Bce, Mario Draghi, non arma il cosiddetto bazooka anti-crisi. L’assenza di misure di contrasto alla febbre da spread provoca una caduta degli indici milanesi del 4,6% e vistosi arretramenti su tutti i listini europei. L’impressione dei mercati è che, alla fine, abbia prevalso la linea della Bundesbank , la banca centrale tedesca, fortemente contraria a riattivare un «ammortizzatore»come l’acquisto da parte dell’Eurotower dei bond dei Paesi in difficoltà. Draghi riuscirà qualche tempo dopo a imporre la propria linea, favorendo un recupero delle quotazioni.
Insomma: durante il 2012 si sono registrati cinque rovesci borsistici, con il contestuale surriscaldamento dei differenziali di rendimento, ben più gravi di quello di ieri. E quasi tutti determinati da fattori esterni.
Senza dimenticare che a frenare i mercati è stata in buona misura anche la crisi economica che ha colpito gran parte di Eurolandia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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