Pirelli, ipotesi uscita per i soci cinesi

L'indiscrezione non è stata smentita. Ma potrebbe essere una manovra speculativa

Pirelli, ipotesi uscita per i soci cinesi

I cinesi pensano alla ritirata da Pirelli. Dopo otto anni, e un investimento da 8 miliardi di dollari nel 2015, il regno di Pechino sul più famoso marchio di pneumatici italiano potrebbe volgere al termine. L'indiscrezione arriva da Bloomberg, secondo la quale Sinochem Holdings vorrebbe vendere la sua partecipazione del 37% in Pirelli per semplificare il portafoglio globale. Le società cinesi controllate dalla Stato hanno ricevuto istruzioni di chiudere le partecipazioni non strategiche. Le voci di vendita, per la verità non nuove, riprendono quota in un contesto di tensioni geopolitiche internazionali, con il peggioramento delle relazioni diplomatiche tra il blocco Occidentale e la Cina. In ambienti finanziari, però, c'è anche chi nutre dei dubbi: il titolo, che è sotto del 18% rispetto a un anno fa con una capitalizzazione di 4,8 miliardi di euro, non è in una finestra favorevole per un'operazione di questo tipo. La notizia ha avuto un impatto negativo sul titolo Pirelli in Piazza Affari, che poi si è ripreso arrivando a guadagnare l'1,17% a fine giornata. Dalle parti di Pirelli non possono commentare, l'interlocutore giusto sarebbe l'azionista cinese dal quale tuttavia non trapela nulla.

Il socio di controllo di Pirelli è la Marco Polo International, con il 37%, espressione della Sinochem Holdings Corporation, nata un paio d'anni fa dalla fusione tra Sinochem Group e China National Chemical Corporation. Un conglomerato che si occupa di prodotti chimici per l'agricoltura, nutrizione animale, petrolchimica, scienze ambientali e finanza. Tra i soci della Bicocca figura anche il Silk Road Fund con la società Pfqy (9,02%), insieme a Sinochem collegata al governo di Pechino. Il 14,10%, invece, è in mano a Camfin, la società dell'amministratore delegato di Pirelli, Marco Tronchetti Provera (in foto). Camfin e Sinochem sono unite dal patto che sostiene la governance attuale con Li Fanrong sulla poltrona di presidente del cda, medesimo ruolo che occupa in Sinochem. Nel capitale, con un 5,2%, anche il patron di Brembo, Alberto Bombassei. Il resto è diviso tra retail e investitori istituzionali. Nei giorni scorsi, il consigliere non esecutivo Bai Xinping si è dimesso dal board per nuovi incarichi in Sinochem. La coincidenza è curiosa. Anche se il dossier è descritto agli albori ci sarebberogià dei soggetti interessati, tra cui società di private equity. La cessione del pacchetto di controllo può rendere necessaria un'Opa. Il gruppo cinese valuterebbe anche di cedere le azioni poco per volta.

Gli ostacoli all'operazione, spiega Bloomberg, sono l'alto livello di debito di Pirelli (la posizione finanziaria netta è di 3,4 miliardi) oltre all'aumento dei costi di finanziamento, fattori che potrebbero scoraggiare i compratori. Il 22 febbraio si riunirà il cda per i conti.

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