Camfin va avanti sull'ipotesi di ristrutturare il debito con le banche senza passare da un aumento di capitale, ma per la prima volta emergono posizioni diverse tra i soci: c'è uno scontro in atto tra l'azionista di controllo Marco Tronchetti Provera e l'altro socio forte della cassaforte che detiene il 26,2% di Pirelli, la famiglia Malacalza, entrata nel 2010 a fianco dello stesso Tronchetti in Camfin e Gpi, le società che compongono la catena di controllo del gruppo della Bicocca.
Venerdì scorso 10 agosto il cda di Camfin, presenti gli stessi Davide (vicepresidente) e Vittorio Malacalza, ha bocciato la proposta di un aumento per reperire le risorse necessarie al rimborso della tranche da 137,5 milioni del finanziamento da circa 400 milioni in scadenza a dicembre. Camfin ha preferito dare mandato al presidente Tronchetti per rifinanziarsi. Tra le ipotesi allo studio prevale l'emissione di un prestito tra i 150 e i 200 milioni convertibile nella quota di Camfin in Pirelli non vincolata al patto della Bicocca (circa il 6%). Il rimborso potrà comunque avvenire in contanti, mentre dividendi e diritti di voto resteranno in capo a Camfin. La bocciatura dell'aumento arriva dopo un serrato confronto sul debito di Camfin tra la Mtp Sapa di Tronchetti e Malacalza Investimenti, i cui retroscena sono stati rivelati dal sito Indymedia. Il 9 luglio la società della famiglia genovese ha scritto una lettera a Mtp, la cassaforte che controlla il 61% di Gpi, primo azionista di Camfin, ribadendo «la necessità di un'immediata e reale riduzione dell'indebitamento di Camfin su livelli maggiormente sostenibili, coerente con lo spirito industriale a base della nostra partnership, e rispettosa delle modalità di rimborso del debito» previste nel contratto di finanziamento. Secondo i Malacalza, «l'impellente» esigenza di abbattere il debito richiede di scartare l'ipotesi di rifinanziamento e di puntare a un «concreto rafforzamento della struttura del capitale», per il quale i Malacalza si dichiarano «pronti» a fare la loro parte. Nella lettera di replica dell'11 luglio, Tronchetti accusa i partner di «cambio di rotta» rispetto alle soluzioni oggetto fino ad allora di confronto. La Mtp definisce «pienamente condiviso» l'intento di «ricondurre l'indebitamento a livelli sostenibili», ma ogni iniziativa deve «confrontarsi con gli interessi di una società quotata e di tutti i suoi azionisti, inclusi (e soprattutto) quelli di mercato».
Si tratterà ora di capire se il braccio di ferro è un focolaio isolato o invece potrebbe evolversi. I patti in Camfin tra Tronchetti e Malacalza scadranno nel luglio del 2013, ma la disdetta va data entro gennaio.
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