Pop Vicenza, Zonin pronto per il settimo mandato

Gianni Zonin si ripresenta per la conferma al vertice della Banca Popolare di Vicenza. Lo ha detto lo stesso Zonin al Giornale: «Credo di avere la stima e il sostegno di dipendenti e soci, non ho motivo di non continuare nella mia opera di attenzione per questo istituto. L'unico problema sarebbe la salute: ma il medico mi ha appena detto che posso continuare tranquillamente». Il mandato del presidente scade la prossima primavera, insieme con un terzo del cda, e per Zonin, in sella alla popolare dal 1996, si tratterà della settima volta. Un bel record.
D'altra parte, dalla sua, il 74enne presidente, può vantare la scelta, rivelatasi opportuna, di aver tenuto la banca fuori dalla Borsa e da un possibile matrimonio con altre Popolari quotate. Avrebbe forse subito la stessa sorte delle grandi banche, costrette dal 2008 in poi a pesanti ricapitalizzazioni e a vedere la propria quotazione in Borsa ridursi dell'80-90%. Invece la Vicenza (con i suoi 69mila soci) ha tenuto duro, si è limitata alla conversione di un convertibile e all'ingresso di nuovi soci. Il suo titolo vale 62,5 euro, contro i 60 di quattro anni fa. Mentre la capitalizzazione, per effetto degli aumenti di cui sopra, è passata da 4,2 a 4,9 miliardi, causando una diluizione degli utili limitata al 14%. Certo, non essendo sul listino non è la stessa cosa: il prezzo non lo fa il mercato, ma riflette il valore peritale del patrimonio effettuato una volta l'anno e l'investimento è sicuramente più illiquido. Tuttavia chi volesse vendere non rimarrebbe deluso: «Può capitare di dover aspettare un po' - dice Zonin - in attesa di trovare un acquirente. A volte c'è la fila, in altri momenti meno. In ogni caso un socio non aspetta mai più di 2-3 mesi. A volte, inoltre, può intervenire il fondo azioni proprie della banca. E, in casi particolari, l'istituto organizza prestiti agevolati per anticipare l'operazione».
Per quanto riguarda la crescita futura, mancata l'operazione Biverbanca, la Pop Vicenza continua a insistere su nuovi sportelli. «In Biverbanca c'era un problema di governance - dice Zonin - che impedisce le decisioni rapide che sono oggi necessarie». Quindi si procede per aperture di nuove filiali e sedi: proprio oggi è in programma l'inaugurazione della nuova sede di Treviso, in ottobre tocca a Padova e Venezia. Si tratta di palazzi storici in cui la Banca investe (lo ha fatto anche a Milano e Roma) convinta della bontà del mattone. «Siamo e restiamo una banca tradizionale», dice Zonin, che vorrebbe arrivare ad avere «almeno una presenza in ogni provincia italiana».

Senza per questo trascurare il Veneto e Vicenza. Anzi: «Siamo la maggiore banca rimasta su un territorio che, solo nella nostra provincia, conta 65mila aziende e 750mila abitanti: resteremo il loro istituto di riferimento».

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