Economia

In porto l'Opa Cattolica: Generali arriva all'84%. E Donnet segna il punto

Il successo rafforza la posizione del manager del Leone alla vigilia del piano strategico

In porto l'Opa Cattolica: Generali arriva all'84%. E Donnet segna il punto

Generali conquista Cattolica e sale, grazie all'Opa conclusa ieri con un sostanziale «sold out», all'84,47% del capitale della compagnia veronese con un esborso complessivo di 937 milioni (pari a 6,75 euro per azione) che si aggiungono ai 300 versati un anno fa dal Leone per entrare, con un aumento di capitale riservato, nel capitale della società acquisendone il 23,7 per cento.

Per l'ad Philippe Donnet, si tratta di una vittoria a piene mani visto che Cattolica è stato uno dei fascicoli su cui si è manifestato apertamente lo scontro con Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio che, insieme a Fondazione Crt hanno poi dato vita a un patto di sindacato sul 13,4% circa del capitale del Leone in vista della battaglia per il controllo del gruppo con il rinnovo del cda di aprile.

L'esito non è stato neppure così scontato visto che, dopo l'annuncio a maggio dell'operazione, il titolo Cattolica aveva trattato a lungo ben sopra il prezzo dell'Opa. La svolta è arrivata, una settimana, fa con l'adesione di Warren Buffet (socio con il 7% circa di Cattolica) che ha dato il «colpo di grazia» alla speculazione. L'offerta ha quindi raccolto l'adesione dell'80% circa delle azioni a cui era rivolta, compresa la partecipazione di Fondazione Banca del Monte di Lombardia che, nel giugno del 2020, aveva negoziato l'ingresso di Generali nel gruppo veronese per conto dell'ex presidente Paolo Bedoni. Inoltre, contrariamente a quanto occorso nelle ultime operazioni transitate da Piazza Affari, il successo dell'Opa è stato ottenuto senza necessità di rilancio sul prezzo.

Donnet è così riuscito a superare il maggiore ostacolo, quello della fatidica soglia di blocco del 66,67% così da poter dare avvio, senza ulteriori indugi, alle procedure per la fusione delle due compagnie e al delisting del gruppo veronese. Secondo quanto previsto dal prospetto, Generali dovrebbe quindi procedere con l'integrazione che «potrà essere attuata sulla base di un rapporto di cambio che potrà non incorporare alcun premio» senza che ricorrano «i presupposti per l'insorgenza del diritto di recesso per gli azionisti di minoranza» che votino eventualmente contro le nozze. Il completamento dell'operazione è previsto per il secondo semestre 2022, ma nel frattempo, Donnet potrà definire i passi dell'integrazione per il 15 dicembre, data in cui è attesa la presentazione del nuovo piano industriale del gruppo. Si tratta di un appuntamento in cui l'ad dovrà convincere la comunità finanziaria a rinnovargli il mandato per la terza volta nell'assemblea del 29 aprile 2022, scelta fortemente voluta da Mediobanca (che conta sul 12,9% del capitale e sul 17,2% dei diritti di voto) e contrastata dai pattisti. Questi ultimi, infatti, pur in attesa di individuare i propri capilista, chiedono una svolta nella governance e un M&A che vada oltre Cattolica, per portare Generali ai livelli delle rivali internazionali.

A conti fatti, tuttavia, nel piano industriale in via di conclusione, Donnet ha utilizzato all'incirca 3,2 dei 4 miliardi destinati allo shopping per acquisizione mirate. Grazie a Cattolica, ad esempio, Generali si rafforzerà in Italia e diventerà leader di mercato nel Danni superando Unipol.

Non ultimo, Generali dall'integrazione della di Cattolica stima di ricavare 200 milioni di «badwill» (avviamento negativo).

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