Ieri Mauro Moretti, amministratore delegato di Finmeccanica, ha rivelato che il contratto per la fornitura di 28 Eurofighter al Kuwait sarà firmato «a novembre» e a chi gli ha chiesto se questo potrà portare a una revisione degli obiettivi del gruppo ha risposto, a caldo: «Non possiamo far finta di nulla». Come si ricorderà l'annuncio della maxi commessa da 7-8 miliardi di euro risale a tre settimane fa e la quota di Finmeccanica, tra valore della produzione, logistica, manutenzioni e addestramento, vale all'incirca 4 miliardi di euro; l'impegno riguarderà il settore aeronautico e quello dell'elettronica per la difesa.
Pur spalmata in un arco di vent'anni, si tratta di una cifra importante, tenendo conto che Finmeccanica fattura 13 miliardi all'anno e ha un portafoglio ordini di 29,3 miliardi. Ma, al di là del valore economico, sono importanti le ricadute di natura industriale e occupazionale, perché la commessa darà un consolidamento di lungo periodo agli impianti di Torino, Varese e Nerviano.
Forse è presto per dire che Finmeccanica rivedrà al rialzo le sue stime del piano industriale; il documento approvato in gennaio si fonda su cinque pilastri: meno attività, joint venture selezionate, meno prodotti, più presenza internazionale, nuovo modello operativo. Nel triennio 2014-2016 la previsione è di dare un impulso alla redditività con un più 20% all'Ebitda, e, al 2017, di registrare una riduzione dell'indebitamento di 600 milioni, portandolo a 3,5 miliardi, senza includere le operazioni straordinarie.
Sulla strada della riorganizzazione in questi mesi il gruppo ha lavorato molto.
Qualche giorno fa il consiglio ha varato la nuova configurazione delle attività, suddivise in quattro settori e sette divisioni, secondo un modello che accorcerà tutta la catena decisionale, accentrando i poteri al vertice del gruppo che sarà l'unica spa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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