Poste, la quotazione è appesa ai fondi e al servizio universale

Poste, la quotazione è appesa ai fondi e al servizio universale

La quotazione delle Poste è ancora tutta da scrivere e dipende da due fattori chiave in via di definizione: il contratto di programma con il governo e lo sviluppo del risparmio gestito. A fare il punto sulla privatizzazione della società a Piazza Affari è stato ieri l'ad Francesco Caio che ha fatto intendere di essere nel vivo delle trattative per tradurre in realtà quanto previsto dal piano industriale. «La priorità di Poste è valorizzare la società per accrescere il peso dell'Ipo, e quindi l'incasso del governo», commenta un analista: le ultime stime parlano di una valorizzazione tra 6 e 11 miliardi.

Sarà centrale il nuovo contratto di programma che sarà definito in queste settimane. Quello attuale è infatti considerato disallineato rispetto ai bisogni delle famiglie e non più sostenibile dal punto di vista economico. Per Caio è quindi cruciale strappare al ministero dello Sviluppo più risorse: oggi il contributo pubblico è di 262,4 milioni. Una via che potrebbe essere percorsa aumentando il perimetro d'azione e assumendo in outsourcing servizi della pubblica amministrazione.

Il secondo fattore chiave è il risparmio gestito. In tal senso, va letta l'acquisizione del 10,3% di Anima da Mps, («Non abbiamo fatto favori a nessuno», ha detto Caio) con cui Poste sta valutando un accordo di sviluppo commerciale. L'investimento in Anima ha «una valenza sistemica in un Paese ­ ha spiegato l'ad ­ in cui è cruciale intercettare il risparmio dei cittadini e metterlo a frutto nell'economia reale.

Finora ­ prosegue ­ tra buoni postali e risparmio gestito siamo riusciti a raccogliere 420 miliardi». Poste italiane pensa poi di allargare l'offerta al ramo danni sulla casa, con prodotti che potranno essere pronti «nella seconda metà dell'anno».

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