Powell scontenta ancora The Donald. La Fed lascia i tassi invariati all'1,5%

Consumi al ribasso e il Coronavirus crea «incertezze globali»

Powell scontenta ancora The Donald. La Fed lascia i tassi invariati all'1,5%

Il coronavirus non ha ancora bussato alla porta di Eccles Building. Per quanto l'epidemia si stia diffondendo con rapidità e i mercati abbiano già manifestato qualche preoccupazione per le possibili ricadute economiche, la Federal Reserve non fa una piega. Il comunicato rilasciato ieri al termine della due-giorni di riunione del Fomc, è una sorta di copia-incolla dello statement di dicembre. Quasi nulle le variazioni: mantenuti fermi i tassi all'1,5-1,75%, i soli cambiamenti riguardano la spesa per consumi, degradata da «forte» a «moderata», e la decisione di allungare ad aprile gli interventi sul mercato pronti contro termine.

Tutto piuttosto molto prevedibile, al pari della locuzione secondo cui l'attuale politica monetaria è «appropriata», ma anche deludente agli occhi di chi aveva messo in conto un taglio dei tassi da un quarto di punto - o, meglio ancora, dello 0,50% - entro fine anno. La Fed sembra invece essere in modalità «wait and see». Aspetta e osserva per capire meglio. Anche l'andamento dell'inflazione, ormai prossima al target del 2%. Il «puzzle» dei bassi aumenti salariali resta però irrisolto .

Questo atteggiamento attendista è frutto del bilanciamento fra la positiva conclusione delle trattative commerciali fra Usa e Cina e le incognite legate al contagio cinese. A confermarlo, il presidente della banca centrale, Jerome Powell: «Alcune delle incertezze sul commercio sono diminuite». Tuttavia, «permangono incertezze sulle prospettive, comprese quelle poste dal nuovo coronavirus». Poco, ma meglio che niente. Meno generica SocGen, che prevede una correzione del 10% di Wall Street in caso di escalation del contagio e invita a non comprare titoli in caso di rovescio degli indici. Il capo della Fed non vuole comunque dare un boost al mercato: acquisti di titoli e operazioni repo saremmo ridotti «durante il secondo trimestre». Salvo imprevisti.

Scelta saggia quella di Powell di fare il temporeggiatore, mentre Donald Trump racconta di un'altra America, quella dell'«Abbiamo l'economia più calda del mondo!». Resta da capire perché, con un'economia tanto in salute, il tycoon continui a chiedere ulteriori tagli al costo del denaro.

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