Un altro «pezzettino» di Italia potrebbe finire in mani tedesche. Questa volta non si tratta del comparto automotive - pochi giorni fa è avvenuto il passaggio di Ducati da Investindustrial al gruppo Volkswagen - ma di quello immobiliare. Prelios, la ex Pirelli Real Estate, ha confermato lesistenza di «trattative per la possibile cessione» della piattaforma di servizi tedesca e di alcune quote in società di servizi italiane e di un pacchetto di minoranza in Prelios Sgr. Tra gli interessati anche il gruppo tedesco Bilfinger & Berger che avrebbe già avviato una due diligence giacché loperazione parte proprio dal «processo competitivo» per la cessione delle piattaforma tedesca finalizzata a concentrarsi sul mercato italiano.
La notizia ha giovato al titolo che ieri ha guadagnato il 10% circa chiudendo a 0,16 euro. Le indiscrezioni, lanciate ieri dal Sole 24 Ore, hanno fatto partire a razzo le contrattazioni. Passati di mano oltre 53 milioni di pezzi a fronte di una media mensile di 19 milioni.
La multinazionale Bilfinger & Berger, una capitalizzazione di 3,2 miliardi e 60mila dipendenti nel mondo, non avrebbe problemi nel confrontarsi con una realtà che Piazza Affari valorizza solo 138 milioni di euro. Una cifra che assomiglia parecchio a quella che gli esperti ritengono verrebbe pagata dai tedeschi. «Secondo i nostri calcoli si tratta di un centinaio di milioni di euro - spiega un analista - che esprimono un multiplo adeguato alle recenti acquisizioni di società di servizi».
Come accaduto di recente anche per altri gruppi (si pensi anche al caso Generali Immobiliare), la nuova frontiera del real estate non è tanto il mattone «nudo e crudo», ma piuttosto la sfera di servizi che ruotano attorno a esso a partire dal facility management per concludere con i network di agenzie. E non è un caso che questo deal si attesti nellordine dei 100 milioni di euro a fronte di un portafoglio al 31 dicembre stimato da Prelios in 11,2 miliardi.
Discorso diverso per gli azionisti della società. La ex Pirelli Re è infatti governata da un patto di sindacato che ne controlla il 21,3% e che comprende oltre alla Camfin di Marco Tronchetti Provera (12%), Mediobanca (2,6%), Benetton (2,6%). Generali (2,5%), Intesa (0,9%) e Massimo Moratti (0,7%). La politica di turnaround avviata dallad Paolo Bottelli ha cominciato a portare buoni frutti considerato che alcune controllate tra cui la piattaforma di servizi tedesca sono riuscite a tornare allutile operativo. Inoltre, sul fronte finanziario, è stata allungata la scadenza di oltre 370 milioni di linee di credito dal 2012 al 2014 grazie allaccordo con un pool di banche che vede in prima fila Unicredit (132 milioni) e Intesa Sanpaolo (complessivamente committed per 77 milioni). Lobiettivo è portare la posizione finanziaria netta dai 488 milioni della fine dellanno scorso a 220 milioni nel 2014.
Ecco perché joint venture, processi di deconsolidalimento e dismissioni hanno sempre fatto parte del vocabolario dellad Bottelli che nellultima assemblea aveva aperto a una partnership con il fondo Blackstone. E lo stesso Tronchetti Provera ha sempre sottolineato come il vero focus fosse quello sui servizi real estate.
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