Il presidente dell'Istat: "Ripresa nel 2013? Sì, ma troppo lenta"

Enrico Giovannini, presidente dell'Istat, a margine della presentazione del rapporto 2013 Noi Italia, 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo: "Tutte le previsioni concordano che sarà una ripresa molto lenta, non solo per il nostro Paese ma anche in Europa"

"La ripresa in Italia potrebbe arrivare nella seconda metà del 2013 ma sarà lenta". Ad affermarlo è il presidente dell’Istat Enrico Giovannini a margine della presentazione del rapporto 2013 "Noi Italia, 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo", spiegando anche che "se fosse così non riuscirebbe a produrre nel breve termine effetti significativi sulla disoccupazione e quindi sulla condizione delle famiglie". Questo quadro non riguarda solo l’Italia: "tutti i previsori - ha aggiunto - concordano che sarà una ripresa molto lenta, non solo per il nostro Paese ma anche in Europa". Il tema dunque da lanciare a chi di dovere è "come fare ad avere una ripresa robusta tale da ridurre la disoccupazione". Per il presidente dell’Istat per avere una ripresa forte "servono politiche diverse" e "se si vogliono diminuire le tasse bisogna ridurre la spesa pubblica e questo non lo si può fare aumentando il debito".

"La crisi economica - ha osservato Giovannini - ha colpito molto più il Sud che il Nord. Non tanto nel 2008-2009 quanto adesso che le imprese esportatrici, concentrate al Nord vanno bene e quelle che producono per il mercato interno hanno invece difficoltà". Il Mezzogiorno, ha aggiunto, "è in particolare difficoltà come dimostrano i dati sull’occupazione e sulla povertà", poiché vi si concentrano le famiglie più numerose. Una nota positiva del nostro per Giovannini sono i giovani. "Questa - ha affermato – è la generazione meglio formata mai avuta in Italia, che si sta ponendo in modo più attivo sul mercato del lavoro nonostante le difficoltà". In questo senso, il presidente dell’Istat ha riportato il caso degli studenti Erasmus indicandolo come "uno straordinario esempio positivo": "avere 25 mila giovani così inseriti nel mondo europeo e che hanno così voglia di partecipare a una consultazione così importante lo trovo un segnale molto utile". Insomma il messaggio ai politici è chiaro: non dimenticatevi dei giovani, reale risorsa del Paese.

E a proposito di politica non potevano mancare delle considerazioni sulla campagna elettorale. "I confronti – ha detto Giovannini - vengono fatti usando molta più statistica e questo ci rende lieti. Ora è sufficiente? Assolutamente no, ci sono ancora troppi errori!" In particolare, ha spiegato, "gli esperimenti di fact checking che si stanno facendo sono utili. Però, mi diceva un direttore di un grande giornale, stanno spingendo alcuni politici a citare ancora meno numeri, per non essere presi in castagna. Se così fosse, sarebbe un peccato". Il presidente dell’Istat, infine, ha posto l’accento più volte sul fatto che al di là dei numeri "serve rendere più quantitativi e quindi più confrontabili le proposte che vengono fatte".

E ha lanciato ai giornalisti presenti in sala l’invito ad incalzare di più i politici sulla base dei numeri e a proporre alle proprie testate l’instituzione in redazione della figura dello “statistic editor”, giornalista che si occupa esclusivamente del controllo dei numeri.

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