Economia

Attenti al commercialista: cosa si rischia adesso

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle entrate. Il professionista entra in gioco solamente se manifesta un comportamento fraudolento e il cliente non ha vigilato

Attenti al commercialista: cosa si rischia adesso

La sentenza numero 26372/2021 della Corte di Cassazione è chiara: la colpa della mancata presentazione della dichiarazione dei redditi ricade sempre sul contribuente, a cui tocca pagare la relativa sanzione, nonostante quest’ultimo abbia dato incarico formale a un commercialista per sbrigare la pratica e lo abbia denunciato penalmente per la sua negligenza. Come riporta il quotidiano Italia Oggi, il libero professionista deve preoccuparsi di verificare l’operato del suo contabile in ogni occasione, poiché la responsabilità nei confronti del Fisco è sempre la sua.

Con questa ordinanza, la Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle entrate. Il professionista entra in gioco solamente se manifesta un comportamento fraudolento e il cliente ha la possibilità di dimostrare che il commercialista non ha ottemperato al proprio incarico, nonostante abbia attentamente vigilato sul suo operato. In parole povere, il contabile è responsabile solo se ha raggirato chi gli ha dato il mandato.

Nel caso specifico, analizzato dalla Corte di Cassazione, l’errore è stato commesso dalla Commissione tributaria regionale di Napoli, che ha considerato responsabile della mancata presentazione della dichiarazione dei redditi e dell’omesso pagamento delle tasse il commercialista. Il contribuente aveva solamente denunciato penalmente il professionista, ma non si era preoccupato di vigilare sull’operato del suo contabile. L’imprenditore, che si era ritrovato a dover pagare una multa, si era appellato al fatto che aveva immediatamente querelato il suo commercialista, ma la Suprema Corte ha ritenuto colpevole il contribuente rigettando in maniera definitiva il suo ricorso e scagionando di fatto il professionista.

Un’altra vicenda simile si è verificata lo scorso anno, quando la Corte di Cassazione, con l’ordinanza numero 5661 del 2 marzo 2020, ha sottolineato la responsabilità in tema di sanzioni da parte del contribuente, anche quando ad operare, in conseguenza di un mandato specifico, è stato un commercialista.

Nel caso valutato dalla Suprema Corte, l'Agenzia delle entrate aveva presentato ricorso dopo la sentenza della Commissione tributaria regionale della Lombardia, che aveva parzialmente accolto l'appello di una società contribuente, nell’ambito di una lite relativa ad impugnazione di avvisi di accertamento per maggiori Ires, Irap e Iva per gli anni 2005, 2006 e 2007.

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