Il processo alla Bce fa cadere le Borse

Il processo alla Bce fa cadere le Borse

C'è un giudice a Karlsruhe: e spaventa le Borse. L'avvio delle audizioni presso la Corte costituzionale tedesca sulla legittimità dello scudo anti-spread, il cosiddetto programma Omt, è stato scandito ieri su tutti i listini europei da robusti ribassi a catena, che solo nell'ultima parte della seduta si sono parzialmente attenuati (Milano ha lasciato sul campo l'1,6%, dopo un tuffo a -2,4%). A nulla sono valse le dichiarazioni di lunedì scorso di Mario Draghi sull'efficacia del bazooka, formidabile deterrente contro la speculazione al punto da rendere meno consistente lo spettro del break-up dell'euro. Né ha rassicurato gli investitori la decisa presa di posizione di Angela Merkel e del suo ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, a favore dell'Eurotower.
A pesare sono state, invece, le parole pronunciate dal presidente dell'Alta corte, Andreas Vosskuhle, secondo cui i giudici in toga rossa non devono stabilire quanto gli acquisti illimitati di bond sovrani siano utili e significativi, ma solo se la banca centrale ha travalicato i limiti del proprio mandato.
La partita è comunque appena iniziata. Il verdetto non è infatti previsto entro l'estate, e potrebbe arrivare prima o appena dopo le elezioni del 22 settembre con cui la cancelliera si gioca il terzo mandato. La reazione dei mercati, in apparenza eccessiva proprio alla luce del fatto che la sentenza, oltre a non essere imminente, potrebbe anche essere benigna, ne rivela tuttavia la profonda dipendenza dalle banche centrali. La decisione della Bank of Japan di lasciare immutato il piano di stimoli ha provocato ieri un'altra flessione di Tokio (-1,45%), mentre Wall Street ha perso la bussola puntata solo sul punto cardinale del rialzo da quando si sono intensificati gli interrogativi sulla rimozione delle misure di stimolo da parte della Federal Reserve.
Sotto questo profilo, la Bce «processata» dall'Alta corte tedesca costituisce un motivo di preoccupazione ancora più grande. In caso di decisione avversa, la fiducia verso l'istituto di Francoforte verrebbe seriamente compromessa. E a quel punto, esploderebbero di nuovo le tensioni sugli spread vanificando l'opera di raffreddamento dei differenziali di rendimento sui bond effettuato proprio grazie all'Omt, con conseguente indebolimento dell'azione di risanamento dei conti pubblici. Tensioni, peraltro, che si sono fatte via via più manifeste negli ultimi giorni: ieri lo scarto tra Btp e Bund è salito a 277 punti dopo aver toccato un picco a quota 285. Non un buon viatico in vista dell'asta di oggi dei Bot semestrali, che potrebbe riportare i tassi vicino alla soglia dell'1%.
All'udienza di ieri a Karlsruhe è intanto andata in scena quella che i media tedeschi hanno enfaticamente ribattezzato «una lotta fratricida» tra il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, nella parte dell'accusa, e Joerg Asmussen, membro del comitato esecutivo della Bce, nel ruolo di difensore dell'Omt. Asmussen si è detto convinto che il paracadute non impatta sull'inflazione, rispetta il mandato dell'Eurotower e stimola i governi a varare le riforme.

Un impianto difensivo che il falco Weidmann ha cercato di demolire assimilando l'Omt a uno strumento in grado di «rallentare le riforme», di creare una situazione di moral hazard che da un lato incentiva a seguire comportamenti non corretti e che dall'altro mina la credibilità della stessa banca centrale, la cui missione «non include acquisti illimitati di bond».

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