L'aumento di capitale del Monte Paschi può partire: l'ad Fabrizio Viola consegnerà «a giorni» il faldone alla Consob, così da materializzare l'operazione «entro metà giugno»: ieri in Borsa il titolo ha perso il 2,45%.
L'assenso plebiscitario alla ricapitalizzazione strappato in assemblea (favorevole il 97% dei presenti, dopo che si era rischiato di non raggiungere il quorum), si è però accompagnato al dissapore del presidente Alessandro Profumo per le critiche riservate da alcuni soci, Fondazione Mps in testa. Nel mirino sono finiti sia i conti sia gli «extra-costi» dei Monti bond: quasi 500 milioni tra sovrapprezzo e interessi che Siena deve riconoscere al Tesoro come aggiustamento dopo la discesa al 2,5% di Palazzo Sansedoni. Mps rimborserà poi cash la prima tranche da 3 miliardi mentre altri 200 milioni saranno al consorzio di garanzia a servizio dell'aumento. In sostanza dei 5 miliardi raccolti, a Siena resterà poco più un miliardo in contanti da destinare a patrimonio in vista degli stress test europei: il rimborso dell'ultima fetta dei Monti bond sarà valutato ad ottobre.
«Senza quello che è stato fatto in questi ultimi due anni Monte Paschi non esisterebbe più», ha rimarcato Profumo soffermandosi sul «senso di ingratitudine» dimostrato da alcuni soci.
«Mps non è più un problema per questo Paese, torniamo a essere una banca normale e risanata», ha insistito il top banker, autore insieme a Viola del salvataggio di Rocca Salimbeni e quindi dell'evitata nazionalizzazione. «Mi fa effetto che nessuno dica che due anni fa nessuno avrebbe scommesso», forse nemmeno una «moneta» sul fatto che Mps si salvasse. Il senso di disagio vale anche per il giudizio sul primo trimestre, in rosso per 174 milioni dopo alcune componenti straordinarie. Durante il dibattito era stata la presidente uscente della Fondazione, Antonella Mansi (mai «tenera» con Profumo) a bacchettare il vertice, prima esortandolo a rimborsare in toto i Monti bond, evitando altre «costose ricapitalizzazioni», poi rimarcando l'«imperativo» di un «ulteriore impegno» per «tornare velocemente all'utile e al dividendo». Agli amministratori spetta la «responsabilità» di raggiungere gli obiettivi e su questo sono «valutati» ha concluso la lady di ferro toscana. Accanto a lei c'erano gli alleati sudamericani Fintech e Btg Pactual, cui Palazzo Sansedoni ha girato il 6,5% della banca per poi blindarlo in un accordo, che con il 9% seguirà la ricapitalizzazione, ambendo a decidere il prossimo consiglio del Mps, a partire da presidente e capo azienda: i vertici scadono nel 2015.
Antonella Mansi ha poi ribadito che la Fondazione (cui resta il 2,5%) agirà come «polo aggregante» e un azionariato stabile è stato auspicato anche da Profumo che ha poi liquidato le voci di un contropatto, citando Fantozzi e il suo giudizio sulla «Corazzata Potemkin». A dire il vero Mps sembra però oggi più simile a una potenziale preda, magari per un gruppo straniero che voglia crescere in Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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