Lunedì prossimo, 20 febbraio, l'ad del Sole 24 Ore Franco Moscetti porterà il piano industriale triennale al cda. Nel documento, a cui Moscetti lavorerà con i suoi manager fino all'ultimo, si leggeranno le linee guida per il rilancio del gruppo editoriale finito nella black list della Consob e rimasto, con la fine del 2016, senza capitale, a secco di liquidità e con un debito bancario da rinegoziare di oltre 50 milioni.
Il piano poggerà su due pilastri obbligati: dal lato finanziario la ricerca dell'equilibrio perduto, attraverso una forte riduzione di ogni tipo di costo; da quello industriale la ridefinizione del prodotto principale, cioè il quotidiano. Le due componenti daranno come risultato il numeretto tanto atteso da Confindustria, che controlla il 67% del capitale del Sole. E cioè di quanti milioni sarà l'aumento di capitale necessario per mettere in sicurezza la continuità aziendale (al momento assicurata dalle banche). Secondo le indiscrezioni raccolte, sul fronte industriale l'ad ha in mente un quotidiano di formato ridotto rispetto all'attuale (pur tecnicamente compatibile con le rotative in dotazione). Poi la foliazione: meno pagine e a numero quasi fisso. Entrambe le innovazioni permettono contenimento e controllo di costi della carta, e di solito si accompagnano anche a «chiusure» anticipate che riducono i costi della distribuzione. Ne consegue, sul fronte editoriale, un prodotto molto diverso da quello attuale, meno politico-generalista e più specializzato, ma nel solco della tradizione confindustriale perduta.
Dal lato costi, Moscetti porterà in cda l'accordo fatto con il cdr del Sole: 37 esuberi su 230 giornalisti, a regime entro il 31 gennaio prossimo. L'intesa prevede la cig a rotazione (2 giorni al mese) per tutti, in attesa di 28 prepensionamenti (ex «Decreto Lotti») che entreranno in cassa integrazione a zero ore già a partire dal 1 marzo; oltre a 9 uscite volontarie o pensionamenti. A questo si aggiunge lo smaltimento del 100% del monte ferie maturate al 31 gennaio 2016. Complessivamente l'accordo vale risparmi nell'ordine dei 10 milioni. A questi si devono sommare altri tagli importanti, come quello dei contratti delle agenzie di stampa. Esclusa l'Ansa, ma non l'Ascanews, agenzia che fa capo a Luigi Abete, influente e storico consigliere del Sole 24 Ore, che evidentemente questa volta nulla ha potuto. Su possibili cessioni di asset (non ci sono offerte sul tavolo, ma soprattutto per Radio 24 esistono più manifestazioni di interesse) Moscetti preferisce provare a valorizzare, rinviando a tempi migliori perimetri diversi. Obiettivo generale: rendere il gruppo appetibile per l'aumento di capitale, anche per nuovi soci. Perché Confindustria potrebbe diluirsi fino al 51%.
Per quanto riguarda il piano editoriale da adottare in coerenza con quello industriale, l'attuale direttore Roberto Napoletano, pur sfiduciato dalla redazione, continua a godere della fiducia dell'azionista e dialoga con i manager. La sua forza verrà comunque misurata presto dallo stress test delle nomine: gli esuberi riguardano anche posizioni apicali e corrispondenze estere che richiedono un valzer di qualifiche, promozioni, aumenti.
Sarà una dinamica su due binari: il direttore su quello editoriale, il cda su quello dei costi. Si vedrà chi prevale.
Mentre la redazione del Sole si è già schierata, pubblicando un comunicato nel quale afferma di non accettare «alcun piano di riorganizzazione del lavoro che non sia preceduto da piano industriale, editoriale e dalla ricapitalizzazione».
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