Rcs, 800 esuberi e 10 testate di troppo

Rcs, 800 esuberi e 10 testate di troppo

Nel gruppo Rcs ci sono 10 periodici di troppo e il Corriere, salotto della grande finanza italiana dove siedono anche Intesa e Mediobanca, traslocherà dalle vetrine di Brera ai prati di Crescenzago, alla periferia nord di Milano insieme alla Gazzetta. L'abbandono del palazzo liberty di via Solferino da parte dei due quotidiani rientra nella cura che l'ad Pietro Scott Jovane ha messo ieri sul tavolo dei sindacati, mostrando un certo grado di temerarietà visto l'approssimarsi delle elezioni: il rischio di scatenare agitazioni o scioperi in questo prezioso momento è altissimo.
La priorità è riportare sotto controllo i costi vista anche la scarsa disponibilità dei grandi soci a mettere mano al portafogli. Ferita dalla crisi come il resto dell'editoria, Rcs vuole espellere 800 addetti: in Italia gli esuberi sono almeno 600, cui si aggiungono quelli della spagnola Recoletos; oltre a giornalisti e poligrafici, sarà ridotta l'area pubblicità. Gli esuberi corrispondono al 14% dell'intera forza lavoro di Rcs (5.700 addetti). Una volta spostati Corriere e Gazzetta nella «torre» del complesso di Crescenzago, dove ci sono già i periodici, gli uffici di via Solferino e quelli adiacenti di via San Marco ristrutturati da Vittorio Gregotti saranno «valorizzati». In pratica venduti. Come segno di austerity, Jovane e il presidente Angelo Provasoli hanno deciso di tagliarsi lo stipendio del 10%, seguiti dal resto della prima linea. In Borsa il titolo ha chiuso in calo 2,9% a 1,14 euro, dopo aver toccato un minimo a -4%.
Tra i magazine destinati alla rottamazione figurano testate storiche come «A», «Bravacasa», «Max» o l'«Europeo», oltre a «Visto», «Novella», «Yacht & Sail», «Astra», «Ok Salute» e il polo dell'enigmistica. Su qualcuno di questi avrebbe comunque messo gli occhi un private equity italiano, persuaso che una volta dimezzati i costi, sia possibile impostare un rilancio, soprattutto per le testate rivolte agli appassionati di cruciverba. I periodici che non interessano più a Jovane danno lavoro a 115 addetti, di cui 90 giornalisti. A sorpresa si salva, invece il settimanale Il Mondo.
Il piano choc ha provocato un immediato scompiglio nei corridoi del Corriere. Nel pomeriggio i redattori si sono chiusi in assemblea per valutare l'opportunità di proclamare lo sciopero immediato seguendo i colleghi dei periodici. Visto l'addio di Papa Benedetto XVI, la scelta è stata quella di rimandare l'agitazione affidando al consiglio di redazione un pacchetto di 10 giorni di sciopero e di chiedere la pubblicazione di un comunicato in prima pagina. Ci si interroga poi sulla reazione di Ferruccio de Bortoli che aveva minacciato di lasciare la direzione nel caso il trasferimento diventasse realtà. De Bortoli, non in grande sintonia con Jovane, avrebbe comunque posto la condizione di ottenere un «salvacondotto» per 5 giornalisti da lui indicati.
La parola passa oggi al cda di Rcs. Sul tavolo rimane il nodo dell'aumento di capitale da 400 milioni, necessario a sostenere il gruppo.

L'obiettivo di Jovane è arrivare al 2015 con ricavi stabili per 1,6 miliardi, ma con un peso dell'editoria digitale sul giro d'affari quasi raddoppiato (dal 14% al 25%) e un mol quadruplicato a 160 milioni. Il piano industriale, esaminato a dicembre, prevede risparmi su prodotti e processi per 100 milioni e investimenti per 300.

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