Economia

Rcs, fine del patto di sindacato. Anche Elkann si tira fuori

Il presidente Fiat: "L'accordo tra grandi azionisti non dà alcun vantaggio. Serve solo stabilità". La proposta ai soci: un'intesa informale per restare almeno due anni

Rcs, fine del patto di sindacato. Anche Elkann si tira fuori

John Elkann cambia idea: per Rcs non serve alcun patto. Né di sindacato né di consultazione. Quello che serve è un accordo di intenti tra quei soci che per un paio d'anni siano disposti a restare nella società per darle stabilità. Quindi tramonta l'ipotesi di un nuovo patto di sindacato, anche «leggero» rispetto a quello attuale che controlla il 60% del capitale. L'idea di rifare un patto intorno al 40%, caldeggiata da John Elkann quando la Fiat è salita al 20% in occasione dell'aumento di capitale di primavera, non ha trovato sufficienti consensi tra i soci. E ieri Elkann ha - di fatto - sancito la svolta: il presidente della Fiat non vede «nessun vantaggio nell'avere un patto o no» in Rcs, mentre quello che serve all'azienda - ha detto - è avere «stabilità». In pratica Elkann è tornato sui suoi passi, indirizzandosi forse verso Diego Della Valle, altro socio forte con il 10%, che non aveva affatto gradito il blitz di Jaki, reclamando per il «Corriere» una situazione tra soci paritetici.

Ora, a poco più di un mese dal termine per la disdetta del patto di sindacato (31 ottobre) sia da Mediobanca (grande azionista con poco meno del 15%), sia da altri soci come Pesenti, Generali, Merloni e Fonsai, è già arrivata un'indicazione contraria al rinnovo. Il che costringerebbe Elkann a farne uno con i pochi altri rimasti, di entità troppo «leggera» per non risultare un dominus pressoché assoluto sul Corriere della Sera. Così, dagli incontri tra i soci effettuati da Piergaetano Marchetti, sarebbe emersa un'indicazione diversa: quella di un patto di sola «consultazione», non vincolante per la disponibilità di un certo numero di titoli, ma sufficiente a creare una sorta di nocciolo duro di soci con unità di vedute, allo scopo di tutelare la stabilità di Rcs. Tipicamente tale accordo prevede la consultazione preventiva in vista di assemblee straordinarie o anche ordinarie, con l'obiettivo di valorizzare le singole partecipazioni, con o senza la presentazione di una lista comune di candidati per il cda. Ma da ieri anche il patto di consultazione non sembra più interessare il primo azionista di Rcs.

Bisognerà ora vedere chi raccoglierà la nuova posizione di Elkann-Fiat, dicendosi interessato a restare tra i soci almeno fino al 2015, l'orizzonte temporale ritenuto necessario per risanamento e rilancio. Naturalmente il soggetto più rilevante sarebbe proprio Della Valle: un suo assenso sancirebbe la pace con Elkann e l'inizio di una nuova era per il Corriere.

Ma anche Mediobanca, forse interessata per una parte della sua quota, senza così rinunciare a vendere gli altri titoli, come da volontà già dichiarata dall'ad Alberto Nagel.

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